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Scuola, le regole non si cambiano a gioco iniziato

DI LELLO E LOCATELLI (PSI): LE REGOLE NON SI CAMBIANO A GIOCO INIZIATO

"Le regole non si cambiano a gioco iniziato. Gli studenti meritevoli che hanno affrontato i test d'ingresso alle facoltà universitarie a numero chiuso, lo hanno fatto sapendo di poter contare sul bonus maturità, salvo poi scoprire che era stato repentinamente abolito nel decreto scuola approvato dal Governo.

Abbiamo ricevuto numerose istanze e ritenuto doveroso intervenire" - così i due deputati socialisti Marco Di Lello e Pia Locatelli commentano l'interrogazione presentata al Ministro Carrozza con ad oggetto il tema che in questi giorni sta agitando numerosi studenti.

"Il bonus maturità poteva essere una via per valorizzare il merito e, in fase di procedura dei test è a dir poco fuori luogo eliminare la possibilità di usufruire di questo sistema premiante.

Dal Ministro Carrozza vorremmo sapere" – concludono i deputati socialisti - "se ha intenzione di intervenire per sanare l'ingiustizia. E'arrivato il momento di metterci d'accordo su cosa intendiamo per merito e come lo vogliamo valorizzare."

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Legge Omofobia. Una legge di civilta'

La legge che ci accingiamo a votare è in primo luogo un atto di civiltà che avremmo dovuto compiere già da tempo.

Oggi finalmente accogliamo le raccomandazioni del Parlamento europeo e mettiamo l’Italia al passo con le legislazioni antidiscriminatorie già vigenti da anni, in misura più o meno ampia, in molti Paesi, a guida sia conservatrice sia progressista. 

Colmiamo una lacuna che andava colmata da tempo perché l'Italia è tra i Paesi dell'Unione Europea ad alto tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale.

E’ una legge che avrebbe potuto essere approvata già nel 1993, all’interno della cosiddetta legge Mancino che assicura protezione contro le discriminazioni motivate da condizioni razziali, etniche, nazionali o religiose. Allora, così come è accadute in più recenti legislature,  non si ebbe abbastanza coraggio e l'orientamento sessuale, dopo un lungo dibattito, fu deliberatamente lasciato fuori dalla formulazione.

Ci fu l’ostilità di un’ala cattolica oltranzista, che non comprende chiaramente tutto il mondo cattolico, -non possiamo scordare, ad esempio le recenti parole di Papa Francesco sul tema-; ad essa si è aggiunto chi, non per motivazioni legate in qualche modo al pensiero filosofico/religioso, ma ispirato proprio dalla cultura omofobica e transfobica, tenta di impedire l’approvazione di una  qualsiasi legge sul tema.

La riforma oggi in discussione si propone di aggiungere ulteriori tasselli di protezione estendendo l'area di ciò che è penalmente rilevante a due nuovi motivi: l'omofobia e la transfobia.

Un passo di civiltà. Al testo concordato in commissione sono stati presentati decine di emendamenti; mi soffermo su due che si riferiscono alla libertà di opinione ed al tema dell’aggravante. Parto da questo secondo, l’aggravante (nostro emendamento): la legge attualmente in vigore dice che “Per i reati ….punibili per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale  ……la pena è aumentata fino alla metà”. Se con questo provvedimento non estendessimo questa aggravante alle finalità omo e transfobiche, commetteremmo un errore grave perché distingueremmo, devo dire discrimineremmo, all’interno della area di tutela che oggi siamo impegnati ad estendere, decidendo di tener fuori dall’applicazione dell’aggravante, l’ omofobia e la transfobia.

Il tema della libertà di opinione: alcuni colleghi ritengono di salvaguardare la cd. libertà di opinione di chi ritiene che i diritti e le tutele delle persone omo e trans non possono essere estesi ad alcuni ambiti di vita, soprattutto in materia di famiglia e di genitorialità. Queste persone devono poter esprimer il loro pensiero senza che ciò possa costituire reato, si sostiene nell’emendamento.A noi pare che la presentazione di questo emendamento, o parte  di emendamento, rischia di rivelarsi non solo inutile, ma fuorviante.

Inutile perché la legge penale non può mai andare ad inficiare l'esercizio di diritti o adempimenti di doveri previsti dalla Costituzione o dalla legge, in questo caso l'art. 21 della Costituzione e l'art. 51 del nostro codice penale che definisce come privo del requisito di antigiuridicità qualsiasi condotta che sia espressione del diritto di critica e di opinione.

Soprattutto un emendamento in materia di 'libertà di opinione' nasconde un'ulteriore, e forse più grave, insidia: precisare che si è liberi di esprimere pareri contro i diritti e le tutele delle persone lgbt (ad esempio in materia di famiglia e di genitorialità), cioè prevedere una clausola di salvaguardia che non è prevista invece per i fenomeni di xenofobia, razzismo, antisemitismo, ecc. rischia di svuotare di contenuto effettivo il senso della riforma che si vuole approvare.In questo senso la questione relativa alla cd. libertà di opinione in materia di tutela e di diritti a favore delle persone lgbt nasconde insidie, forse ad oggi imprevedibili.

Infine voglio evidenziare che  le leggi servono a definire un confine penalmente, ma anche moralmente e culturalmente, invalicabile.

Come ha scritto recentemente Chiara Saraceno, le leggi hanno anche una funzione comunicativa, che non va sottovalutata.

Per concludere: mi auguro che saremo capaci di prevedere l’aggravante ed insieme ritenere non necessario un articolo sulla libertà di opinione

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l'incontro con il Presidente della Repubblica Federale di Somalia

Somalia, per le donne ancora condizioni di profonda disuguaglianza

“In Somalia le donne vivono in una situazione di profonda disuguaglianza;  la violenza, la povertà e l'esclusione sociale sono diffusissime. Le leggi tradizionali prevalgono sulle leggi statali e questo fa si che nel paese si registrino ancora in numero diffuso i matrimoni precoci e la pratica delle mutilazioni genitali”.

Lo ha detto Pia Locatelli al Presidente della Repubblica Federale di Somalia, Hassan Sheikh Mohamud nel corso di un’audizione presso le Commissioni Esteri di Camera e Senato.

Locatelli ha chiesto al Presidente cosa intenda fare per migliorare la situazione. La risposta, brevissima, si è limitata all'introduzione delle "quote rosa" nel  processo elettorale: attualmente, nel Parlamento somalo, ci sono 38 donne su un totale di 275 componenti.

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Intervista a Radio Radicale

Pia Locatelli sulla pillola del giorno dopo

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