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Dichiarazione dei principi del PSE

Risoluzione approvata dalla Convenzione del PSE - Bruxelles - 24-26 novembre 2011

Il socialismo e la socialdemocrazia hanno una lunga e orgogliosa storia di conquiste. Lo stato sociale, l'accesso universale all'educazione e alla sanità, la lotta per la difesa dei diritti fondamentali, tutte cose che hanno migliorato la vita a un numero indefinito di persone e hanno creato una società più equa, giusta e sicura. Nel 21esimo secolo il nostro movimento continuerà a lavorare per un futuro migliore per tutti noi.

Libertà, equità, solidarietà e giustizia sono i nostri valori fondamentali. Questi valori universali appartengono a tutti noi. La democrazia è un prerequisito per esprimerli compiutamente. Combinati, questi valori creano una bussola morale che seguiamo per costruire una società progressista nel mondo di oggi, in modo tale che le persone non si considerino nemiche ma lavorino insieme per il bene di tutti. Questa società si prende cura dell'ambiente sia oggi sia come investimento sul futuro. Questa società crea le condizioni affiché ogni persona sia in grado di creare le condizioni per la propria emancipazione.

I nostri valori sono in pericolo. Flussi di persone, denaro, merci, informazioni e idee viaggiano incessantemente e le nostre società sono diventate più frammentate di fronte alla globalizzazione non regolamentata. Le forze del mercato, guidate dalla finanza e dall'avidità, stanno strappando grandi poteri al controllo democratico. Queste forze servono solo gli interessi di una minoranza privilegiata. I Conservatori e i neoliberali, scavando ineguaglianze economiche, sociali e geografiche sempre più profonde, hanno promosso un sistema che guarda solo al breve termine, in cui profitti facili e regole deboli hanno portato alla peggiore crisi dell'era moderna.

Noi non accettiamo la politica del pessimismo, di chi dice che non si può più fare niente. Rifiutiamo il linguaggio dell'odio che trasforma persone, o intere comunità in capri espiatori per i mali della società. Al contrario, lavoriamo per costruire una società inclusiva e un futuro migliore per tutti noi. Abbiamo bisogno di una nuova agenda progressista mondiale, per fare in modo che i frutti della globalizzazione vadano a beneficio di tutti.

Tutto questo riguarda le scelte politiche e la responsabilità individuale.

I nostri principi

  1. La Democrazia deve esserci in tutti gli aspetti della vita pubblica, per far partecipare i cittadini. La democrazia dev'essere pluralistica, trasparente, davvero rappresentativa delle diversità sociali e soprattutto in grado di far partecipare chiunque al dibattito politico, con media indipendenti e un accesso garantito a internet. La libertà di espressione è fondamentale per le società democratiche;

  2. Istituzioni pubbliche autorevoli sono fondamentali lungo tutta la catena democratica, dal livello locale, regionale e nazionale fino a quello europeo. Insieme, preservano i beni pubblici, garantiscono gli interessi comuni e promuovono la giustizia e la solidarietà. Un buon governo, il rispetto della legge e la trasparenza sono i pilastri di ogni istituzione rispettabile;

  3. Vogliamo disegnare il futuro in modo tale che le persone riacquistino il controllo delle proprie vite. Vera libertà significa essere cittadini attivi, non meri consumatori, capaci di costruire una società che vada al di la del benessere materiale in modo tale che le conquiste di ogni individuo siano parte di un arricchimento collettivo;

  4. Il lavoro e la sua dignità sono le pietre angolari capaci di assicurare ai cittadini di essere gli artefici del proprio destino. Ridare un vero senso, un vero valore e una vera continuità al lavoro è un passo fondamentale per garantire una vera emancipazione;

  5. Una società basata sui nostri valori significa anche una nuova economia che li incorpori. La crescita guidata dal valore, e non dal profitto, significa sostenibilità ambientale, dignità della persona e benessere. Questa nuova economia deve spingere i progressi sociali che alzano gli standard di vita e creano lavoro. Il settore pubblico ha un ruolo fondamentale in questa nuova economia;

  6. La nostra politica lavora per preservare le risorse del pianeta piuttosto che per esaurirle. Sostenibilità ambientale significa salvaguardare la natura per le attuali e le future generazioni, non solo nelle città europee ma in tutto il pianeta;

  7. La nostra visione della solidarietà è un investimento congiunto nel nostro futuro comune. Significa fare in modo che si formi un patto di solidarietà fra le generazioni. Significa preservare il pianeta, proteggere gli anziani e investire nei giovani. Un'educazione che sia universale e gratuita è un passo fondamentale nell'assicurare il futuro dei nostri figli e nipoti;

  8. Una società coesa e giusta ispira fiducia e crea più impegno. Per garantire questa fiducia dobbiamo assicurarci che la ricchezza prodotta da tutti sia distribuita equamente. Questa responsabilità collettiva incarna il nostro convincimento di poter essere forti solo se lavoriamo insieme e riflette anche la nostra determinazione nel garantire una vita dignitosa per tutti, senza povertà e rischi sociali;

  9. Proviamo un senso di appartenenza basato sull'inclusione di tutti e non sull'esclusione dettata dalla paura. Una società aperta e inclusiva valorizza gli individui e abbraccia la diversità. Questo significa dignità, libertà e accesso equo ai diritti, all'educazione, alla cultura e ai servizi pubblici, senza distinzione di sesso, razza, etnia, religione, credo, orientamento sessuale, identità di genere o età. In questa società la religione è separata dallo stato;

  10. Sulle fondamenta del movimento femminista, continuiamo a combattere per le pari opportunità. Questo significa che donne e uomini devono condividere lavoro, potere, tempo e ruoli, sia nel pubblico che nel privato;

  11. Aspirimao ad una società libera, pacifica e giusta, nella quale i cittadini si sentono sicuri nella loro vita quotidiana;

  12. La solidarietà internazionale implica che le nostre pratiche politiche siano aperte verso il mondo. La nostra solidarietà va al di la dei confini nazionali. Un coordinamento efficace a livello internazionale basato sulla democrazia, il rispetto mutuo e i diritto umani, permette di assicurare in modo duraturo la prosperità, la stabilità e soprattutto la pace.

Per trasformare i nostri principi in azioni concrete, agendo in un mondo fatto di interconnessioni economiche, sociali e culturali, la nuova politica progressista deve connettere tutti i livelli di governance, in modo tale da garantire un controllo democratico. Un approccio coerente alla governance è la garanzia che permette a ogni individuo di vivere sicuro nel mondo globalizzato dell'era multipolare. Da una parte dobbiamo avere un'Unione Europea progressista e democratica, che rafforzi i legami fra i popoli europei, dall'altra istituzioni locali capaci di rafforzare la sovranità democratica a livello nazionale e regionale.

Il nostro impegno verso l'integrazione europea trascende la mera competizione fra nazioni e riflette la nostra determinazione a opporci all'erosione dei diritti sociali. Incarna il nostro impegno nel costruire un'Europa con una vera unità politica, sociale ed economica, non solo una cooperazione di comodo fra governi. Non può esserci nessuna decisione politica senza controllo democratico, nessuna unione economica senza un'unione sociale e nessuna unione sociale senza un bilancio comune per supportare gli investimenti e ridurre le ineguaglianze. Accanto a un'unione politica ed economica è cruciale costruire un'Europa sociale integrata. Il nostro ruolo storico è lavorare verso un'armonizzazione progressiva all'interno dell'unione politica, rendendola uno strumento per la giustizia e l'emancipazione.

Una voce politica che sia davvero progressista è necessaria in Europa. È necessaria un'azione unificata dei socialisti, socialdemocratici, laburisti e progressisti democratici e la cooperazione con i nostri partner all'interno della società civile e nei sindacati. . Il Partito del Socialismo Europeo incarna questi principi e li trasforma in azioni concrete. Insieme continueremo la nostra battaglia nell'intera Unione Europea per costruire la società progressista del 21esimo secolo.

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Risoluzione generale 2011

Risoluzione approvata dalla Convenzione del PSE - Bruxelles - 24-26 novembre 2011

La crisi che attraversa l'Europa non é finita. No, non ci stiamo incamminando verso una ripresa della crescita né in una ripresa dell'occupazione. L'Europa, al contrario, si sta incamminando verso un aumento della disoccupazione e verso una nuova recessione, uno spettro che ci perseguiterà finché non cambieremo politica.

Milioni di cittadini europei continuano a subire le conseguenze della crisi economica, finanziaria e politica piú grave degli ultimi anni. Non sono responsabili di questa situazione ma sono loro che ne pagano il prezzo. Questa crisi é la conseguenza di un doppio fallimento.

Da una parte il fallimento del sistema finanziario e dall'altra quello delle politiche condotte. Il fallimento del sistema finanziario é imputabile all'avidità, e le politiche praticate hanno fallito precisamente perché la maggioranza conservatrice e neoliberista in Europa non ha voluto mettere un termine a questa avidità.

L'Europa é da troppo tempo in cattive mani. Oggi é suonata l'ora del cambiamento. É arrivata l'ora di dare vita ad una nuova maggioranza progressista che riporterà l'Europa sulla buona strada. La ruota sta girando. Non appena si formeranno nuove maggioranze, ci sforzeremo di far adottare la nostra uscita progressista dalla crisi.

Il PSE, con tutti i suoi membri ed organizzazioni, é pronto a prendersi le proprie responsabilità ed a condurre l'Europa verso una nuova strada. Il nostro programma é pronto, é chiaro. É un programma basato sulla creazione di posti di lavoro, stimolazione della crescita, consolidamento e stabilizzazione delle finanze pubbliche. Siamo pronti a far rinascere l'Europa, un Europa sinonimo di prosperità, fiducia e speranza.

Il nostro piano d'uscita dalla crisi é il solo che sia giusto e praticabile e si basa su 4 pilastri.

1- un piano d'investimento sulla crescita verde, lavoro, coesione sociale e territoriale. La riduzione delle spese pubbliche non é un approccio sufficiente per uscire dalla crisi. Al contrario un programma adeguato per l'UE27 in grado di prevedere 210 miliardi di investimenti pubblici e privati all'anno ( cosa che corrisponderebbe ad un aumento di investimenti pubblici di 1,1 punti percentuale) permetterebbe di creare 12 milioni di nuovi posti di lavoro nel corso dei prossimi 10 anni e di abbassare la disoccupazione del7,7% riducendo il deficit pubblico ad una media dell' 1,2% del PIL tra il 2016 e il 2020. Abbiamo bisogno di investimenti di questo tipo per creare nuovi posti di lavoro e generare una crescita durevole. L'innovazione e la rivitalizzazione della produzione industriale oltre che il miglioramento delle cure sanitarie permetteranno di creare nuovi posti di lavoro decenti di cui l'Europa a tanto bisogno, in particolare per i giovani, le donne e gli anziani. Il miglioramento dell'educazione e il rafforzamento delle competenze e dell'innovazione sono politiche chiave. Il nostro programma si basa su un sistema di contribuzione sociale estesa e di protezione sociale. Raccomanda un economia verde e senza carbone. Rinforza la base industriale dell'Europa e propone una migliore utilizzazione dei fondi europei al fine di preservare e promuovere una crescita giusta e la solidarietà nei suoi confini.

Abbiamo un piano concreto per finanziare questo programma e si basa sulla giustizia sociale..

L'Europa si deve dotare di un nuovo piano di finanziamento degli investimenti, un piano che sia giusto, che introduca una tassa sulle transazioni finanziarie ed una fiscalità ecologica.

L'evasione fiscale deve essere combattuta ed i nostri sistemi fiscali resi più progressisti.

Il risparmio costituito dai salari presso i fondi pensione e le compagnie di assicurazione deve essere protetto contro le nuove crisi dei mercati finanziari. Dovrà essere riorientato verso il finanziamento d'investimenti a lungo termine nel quadro dei progetti di partenariato pubblico e privato.

Questo permetterà di creare lavoro e stabilizzare i ricavi del risparmio-pensione dei dipendenti.

2- Una primavera democratica per il settore finanziario. Questa democratizzazione deve passare per la creazione di un Agenzia europea indipendente e di una tassa sulle transazioni finanziarie. Dobbiamo separare i servizi bancari ai clienti dai servizi bancari d'investimento al fine di proteggere i risparmi dei cittadini, interdire le vendite allo scoperto, gli swap e le altre pratiche pericolose, e apportare sufficientemente potere alle nuove autorità europee di sorveglianza.

Sono passati 3 anni dall'affaire Lehmann Brother ma, in realtà, la riforma finanziaria doveva essere fatta 30 anni fa. Dobbiamo riguadagnare il terreno perso e ridare al mondo finanziario il posto che gli spetta, quello che occupava precedentemente, in altri termini dobbiamo rimetterlo al servizio dell'economia reale e della nostra società.

3- Sistema di governance economica più forte e più democratica

Il primo passo per la stabilizzazione dei mercati delle obbligazioni sovrane dell'eurozona e dunque per rendere il debito pubblico sopportabile é che dovrebbe essere considerata. la possibilità per la FESF di essere direttamente rifinanziata dalla BCE

La creazione di un'Agenzia di Stabilità per l'eurozona, che potrebbe avere la possibilità di emettere eurobonds, permetterebbe all'eurozona di gestire in comune una parte definita del debito pubblico oltre che il finanziamento di investimenti transfrontalieri per la crescita e la creazione di posti di lavoro. Questo consentirebbe all'eurozona di far valere tutto il suo peso contro gli speculatori dei mercati finanziari.

Il PSE, inserisce queste riforme nel quadro di una strategia comune globale economica e sociale per l'eurozona.

Questa strategia comprende dunque misure volte a rinforzare la mutua sorveglianza e la responsabilità fiscale, che non dovrebbe farsi a detrimento del modello sociale europeo e senza interferenza europea sulle politiche salariali nazionali. Dobbiamo anche assicurare una legittimazione e responsabilità democratica. A tal proposito, il parlamento europeo deve essere messo su un piano di uguaglianza con il Consiglio. Questa é l'Europa a cui aspiriamo. Non vogliamo più un'Europa nella quale le grandi decisioni dietro porte chiuse da governi conservatori.

Parallelamente dobbiamo usare la flessibilità prevista per il patto di flessibilità e di crescita al fine di lasciare margini di manovra a tutti gli stati membri dell'unione europea che ne abbiano bisogno. Un principio chiaro in Europa é che solo un'economia sana basata su più lavoro e migliori finanze pubbliche può consegnare il progresso al popolo europeo.

La prima priorità é che gli stati membri devono, attraverso un approccio europeo comune, promuovere un'economia equilibrata e stabile nella quale i deficit eccessivi siano evitati creando crescita e lavoro.

4- Un'Europa unita sulla scena internazionale. In questo periodo di instabilità finanziaria, economica e sociale, l'UE deve parlare con una sola voce e tenere un discorso progressista in seno alle organizzazioni internazionale (ONU,FMI , BM) e al G20. Nel nuovo mondo multipolare, l'UE deve giocare un ruolo di primo piano e proporre soluzioni progressiste nel campo della regolamentazione finanziaria, del commercio, del lavoro, e del lavoro decente. L'UE deve, tramite la lotta al cambiamento climatico e alla messa in opera di una mondializzazione duratura, promuovere una governance democratica e lo sviluppo di norme minime universali di protezione sociale delle Nazioni Unite. Il nostro é un modello sociale e democratico profondamente ancorato nelle nostre società. Tramite la nostra convention progressista europea del 25 e 26 novembre, alla quale parteciperanno più di 100 partiti, sindacati, ONG, cittadini e militanti, riaffermiamo con forza questo progetto. Si tratta della più vasta consultazione mai intrapresa da un partito politico europeo. Noi non pratichiamo la politica a porte chiuse. La nostra politica é aperta alla società. trae ispirazione dalla società e se ne mette a servizio. All'opposto la ricetta proposta dalla destra per uscire dalla crisi si riassume in tre parole: austerità, austerità, austerità. Non abbiamo nessun dubbio: quest'approccio non porterà ad alcun risultato. Non fa che aggravare la situazione dei cittadini. E' tempo di cambiare le cose, i cittadini europei ne hanno abbastanza, sono angosciati e temono per il loro avvenire, sono in collera perché si sentono vittime di una crisi della quale non sono responsabili. Sono in collera perché pagano il prezzo dell'austerità. Reclamano a grande voce una politica differente che non gli faccia pagare il prezzo degli errori del mercato e dei responsabili politici guidati da una ceca ideologia neoliberale. Il cittadino deve ritrovare il suo posto ai comandi della società. Il PSE non ha mai smesso di ripeterlo. Da due anni diciamo a voce alta che l'Europa é sulla strada sbagliata, oggi i nostri timori sono confermati: circa 25 milioni dio europei si trovano senza lavoro, senza la capacità di guadagnarsi da vivere. 25 milioni di cittadini si domandano perché hanno perduto il loro lavoro e quale sia il loro posto nella società. Aspirano ad un rinnovamento. Noi siamo i portatori di questa nuova strada. Proponiamo soluzioni chiare per uscire dalla crisi, soluzioni in grado di preservare lo Stato sociale e lo utilizzino come strumento di crescita e di rilancio. Una soluzione che non punirà i cittadini per una crisi di cui non sono responsabili, ma che li renderà nuovamente padroni del proprio avvenire. Una soluzione che permetterà di uscire dalla crisi e che riposa sul principio della solidarietà europea. Un rinnovamento insieme al quale le forze sindacali hanno il diritto legittimo di negoziare per gli accordi collettivi, con salari giusti ed lavori decenti. La crisi non é solamente economica e sociale. E' anche una crisi del nostro ideale europeo e dei nostri valori democratici. La legittimità democratica del progetto europeo é stata fortemente scossa, il sentimento di appartenenza alla comunità, il sentimento di solidarietà, l'orgoglio di avere Stati sociali in Europa, il sentimento di fiducia e speranza si sono sbiaditi. Gli anni delle politiche neoliberiste hanno permesso ai mercati finanziari di acquisire un potere notevole e dettare le nostre politiche pubbliche. Questo deve finire. Non possiamo più lasciare ai mercati finanziari, il potere di decidere le politiche pubbliche. Siamo determinati a rimettere le politiche in mano al popolo. A rimettere la politica al servizio della società e a riprendere il controllo democratico nei nostri Paesi e in Europa. Partiamo insieme alla riconquista dell'Europa. La nostra alternativa é possibile. Ritrovando una nuova maggioranza progressista potremo dar vita al nostro programma nell'interesse di tutti gli Europei. Volere é potere, ed abbiamo la volontà e le soluzioni.

 

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Selezione di un candidato comune come Presidente della Commissione Europea nel 2012

documento approvato dalla Convenzione del PSE - Bruxelles 24-26 novembre 2011

La natura della politica europea è cambiata. L'Europa è sempre più presente nei dibattiti di politica interna, così come nelle policy nazionali, e con l'evolversi della crisi finanziaria questo processo è aumentato considerevolmente.

Le scelte politiche a livello Europeo devono diventare più trasparenti; ci stiamo spostando da un modello basato su un ampio consenso all'integrazione europea verso un campo di battaglia politico in cui i progressisti e i conservatori propongono e portano avanti visioni opposte. In questo senso l'azione di José Manuel Barroso come Presidente della Commissione è stata molto politica. La sfida principale con cui ci dobbiamo confrontare per riconquistare il potere a livello Europeo è la politicizzazione del dibattito Europeo a un livello ancora più alto, rendendo le nostre scelte più chiare e più trasparenti.

Ci rendiamo inoltre conto che la personalizzazione della politica ha ormai raggiunto anche il livello Europeo. Durante l'ultima campagna elettorale per le Europee abbiamo molto sofferto la nostra mancanza di visibilità. Uno dei problemi principali della nostra famiglia politica è stato l'assenza di un leader che si candidasse come Presidente della Commissione Europea e desse "presenza fisica" al nostro Manifesto di valori. Noi siamo apparsi divisi, mentre il PPE sosteneva Barroso.

Vogliamo arrivare alle elezioni Europee del 2014 come una forza politica unita, coerente e moderna. Questo è il motivo per cui ci siamo impegnati a "scegliere un candidato del PSE per la Presidenza della prossima Commissione Europea" (Risoluzione del congresso 2009, Una nuova via da percorrere, un PSE più forte)

Dare alla nostra piattaforma politica una personalità e un volto umano sarà uno strumento fondamentale per avvicinare le persone al dibattito in corso e per illustrare meglio come la sinistra e la destra in Europa, esattamente come a livello nazionale, hanno programmi diversi, impersonati da diversi candidati, e come i cittadini possano intervenire nella definizione delle strategie per il futuro. La nostra responsabilità è quella di rendere queste scelte chiare e visibili, avvicinandoci ai cittadini e dandogli il potere di scegliere chi dirigerà la Commissione Europea; in altre parole, scegliendo la personalità che definirà l'agenda europea.

Volendo rendere manifesti i nostri valori e rafforzare la legittimità democratica della UE, abbiamo deciso di scegliere il nostro candidato attraverso "un processo democratico, trasparente e inclusivo" (Risoluzione del congresso 2010, Un processo democratico e trasparente per scegliere il candidato PSE per la presidenza della Commissione Europea).

Ci stiamo impegnando in un modo completamente nuovo di concepire la politica europea, innovando, dando maggiori responsabilità ai militanti, ponendoci come pionieri stiamo segnando la strada per un'ulteriore democratizzazione della politica europea.

Il nostro obiettivo principale è quello di garantire la qualità e la legittimità del nostro candidato e di vincere le elezioni del 2014. Per questo motivo proponiamo la seguente procedura per eleggere il candidato del PSE:

 

1 - Principi Generali

  • La procedura dovrà essere aperta e trasparente;

  • Tutti i partiti membri devono sentirsi responsabili del processo;

  • La procedura rispetterà le diverse tradizioni dei partiti membri in modo flessibile e dinamico;

  • La procedura sarà coerente in modo tale da assicurare la credibilità del processo;

  • Il processo dovrà garantire una reale competizione fra i candidati.

 

2 - Criteri per presentare una candidatura

Per presentare la propria candidatura si dovrà:

  • Essere nominati da un partito o da un'organizzazione membro a pieno titolo del PSE

  • Avere il supporto di almeno il 15% dei partiti o organizzazioni membri a pieno titolo del PSE (compreso il partito/organizzazione proponente) incluso il proprio partito o un partito della propria nazione che sia membro a pieno titolo del PSE nel caso in cui il candidato non appartenga ad un partito non pienamente membro del PSE.

Ogni partito potrà sostenere solo un candidato.

Il PSE promuove le pari opportunità e la candidatura delle donne a tutti i livelli delle istituzioni europee.

Esempio: ad oggi il PSE ha 33 partiti e 5 organizzazioni membri a pieno titolo. Per raggiungere il 15% un candidato avrà bisogno di almeno 6 partiti o organizzazioni, uno che lo nomini e cinque che lo supportino.

 

3 - Il processo di elezione

Chiunque rispetti i criteri definiti può deporre la propria candidatura.

Una conferenza dei leader sarà convocata entro un mese prima della chiusura delle nomination.

La presidenza, dopo aver ricevuto le candidature, controllerà che tutti i criteri siano stati rispettati e organizzerà una commissione elettorale composta da rappresentanti di ogni possibile candidato col compito di controllare l'imparzialità del processo.

Una volta che la lista dei candidati sarà ufficializzata, ogni partito e organizzazione membro a pieno titolo organizzeranno le votazioni e farà la sua scelta, seguendo le proprie metodologie interne.

Il processo è flessibile a patto che rimanga all'interno dei seguenti principi:

  • Consultazione diretta o indiretta degli iscritti;

  • Ratificazione dei risultati da un organo eletto democraticamente.

Per armonizzare il voto a livello europeo, saranno applicati i seguenti principi:

  • Proporzionalità dei voti di ogni delegazione;

  • Peso dei voti di ogni partito organizzazione membro a pieno titolo in accordo con le regole già in vigore utilizzate per calcolare il numero di delegati a ogni congresso del PSE, così come definito dallo Statuto del PSE, Annex §1.

Esempio:

Il partito X ha 10 voti al congresso del PSE

Il Candidato A ottiene il 60% dei voti nel partito X --> 6 Voti al congresso del PSE

Il candidato B ottiene il 40% dei voti nel partito X --> 4 voti al congresso del PSE

Il vincitore sarà ratificato dal Congresso.

Il risultato delle votazioni nei partiti membri e nelle organizzazioni sarà aggregato durante il congresso del PZSE. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, un ballottaggio sarà organizzato fra i due candidati primi classificati mediante una votazione libera dei delegati al Congresso del PSE.

 

4 - Date indicative per le selezioni

Proponiamo la seguente tabella di marcia in modo tale da garantire sia una buon periodo di campagna elettorale sia l'attenzione mediatica sul candidato vincitore.

Questa tabella è basata sul fatto che - attualmente - le elezioni europee sono fissate per Giugno 2014. In ogni caso il tutto sarà confermato dalla presidenza del PSE 6 mesi prima che si dia inizio al processo.

1 Ottobre 2013 - Apertura delle nomination: candidature e lettere di supporto dovranno essere inviate al segretariato del PSE.

Ottobre 2013 - Conferenza dei leader.

31 Ottobre 2013 - Chiusura delle nomination.

Prima settimana di Novembre 2013 - la presidenza del PSE controlla le candidatura e organizza la commissione elettorale. Le candidature vengono ufficializzate e rese pubbliche.

1 Dicembre 2013 - 31 Gennaio 2014 - Selezione interna ai partiti membri e a ogni organizzazione.

Febbraio 2014 - Il PSE organizzerà un congresso straordinario per ratificare l'elezione del candidato e votare sul Manifesto.

 

5 - Organizzazione e finanziamento del processo di selezione

Il Gruppo di lavoro "Candidato 2014" propone di estendere il suo mandato finché non saranno risolte tutte le questioni pratiche, finanziarie e organizzative.

Il Gruppo di lavoro presenterà una proposta alla presidenza del PSE entro la fine del 2012.

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Documento di politica europea ed economica

approvato il 4 marzo 2011 ad Atene dai leader del PSE

Il 4 marzo, i leader del PSE convenuti ad Atene hanno approvato un forte documento di politica europea ed economica, alternativo alle linee che si stanno affermando a livello europeo. Qui di seguito un'ampia sintesi, tradotta da Claudio Bellavita

L'Europa è nelle mani sbagliate. Non bisogna dare la colpa all'Europa ma alla maggioranza conservatrice che la governa.
Ci siamo riuniti per mettere a punto una alternativa alla linea dominante "solo austerità": questo mese sarà decisivo per l'Unione Europea, i Paesi dell'eurozona e soprattutto per il popolo europeo. Sono in gioco i principi su cui fu fondata l'Unione Europea: solidarietà e destino comune.
I conservatori europei si stanno preparando a sacrificare questi principi per mettere Stati e cittadini in competizione gli uni con gli altri. Le proposte che sono state messe all'ordine del giorno del prossimo Consiglio Europeo sono tutte improntate all'istituzionalizzazione dell'austerità e all'annacquamento del nostro modello sociale e delle istituzioni di welfare. Nonostante tutto quello che è successo negli ultimi 30 mesi, la linea è ancora quella di far pagare il fallimento dei mercati finanziari alla gente comune.
Il PSE ha una alternativa chiara, socialmente responsabile ed economicamente credibile, per mantenere un corretto ritmo di crescita e garantire l'occupazione, il progresso sociale e il pareggio dei bilanci pubblici.
Il PSE ha capito che la crisi non è colpa della gente comune o del welfare, ma dell'avida e irresponsabile politica dei governi conservatori di alcuni Stati dell'Unione e della perdurante mancanza di controlli sui mercati finanziari.
Nel corso del 2011, lo smantellamento del welfare attraverso la riduzione generalizzata degli stanziamenti ridurrà il livello di vita in tutta la UE, indebolendo quelli che sono già deboli. Il messaggio che mandano i conservatori è "noi prendiamo le decisioni, voi i sacrifici, noi parliamo a nome dei ricchi che sono i soli che possono permettersi uno Stato povero". Invocando confuse e misteriose "esigenza tecniche", i conservatori vogliono imporre, a partire dai piccoli Stati, un diktat di ultraliberismo e di misure di sola austerità che renderà impossibile superare la crisi, perché bloccherà le possibilità di crescita.
L'Europa non riesce a resistere alle pressioni dei governi conservatori di Francia e Germania, e a dare una risposta alla crisi del debito diversa dagli aumenti fiscali e dai tagli alla politica sociale, di crescita e di occupazione.
La politica franco-tedesca vuole ridurre i Paesi europei a sussidiari delle grandi corporations: con un'Europa dominata da due Stati, gli altri Paesi e il parlamento europeo verranno totalmente ignorati.
Noi non vogliamo uno scontro tra Stati in Europa: l'Europa ha un valore suo proprio. E siamo convinti che per uscire dalla crisi bisogna usare il metodo della Comunità Europea, basato non sugli ukase, ma su coordinamento, sussidiarietà e solidarietà, coinvolgendo tutti gli Stati dell'Unione e le istituzioni europee.
Le misure che si stanno preparando e che si vorrebbero imporre in fretta sono di strangolamento economico, riduzioni salariali, tagli nella protezione sociale e nella funzione pubblica, in contraddizione non solo col progetto di Europa 2020, ma anche alla Carta dei diritti e alla sovranità dei singoli Stati nel perseguire le loro politiche sociali.
I conservatori non hanno un quadro complessivo della crisi mondiale: in nome della sovranità del mercato finanziario globale non hanno proposte per affrontare con le cospicue forze dell'Europa gli attacchi alle valute, i dumping commerciali e la speculazione sulle materie prime.
I socialisti d'Europa hanno un progetto per una crescita sostenibile, per avere più lavoro e lavori migliori con una politica industriale europea, per garantire la piena occupazione e il progresso sociale, per ridurre il debito pubblico aumentando il reddito e quindi le entrate fiscali.
Vogliamo il progresso nella prosperità e non la recessione con l'austerità: la differenza tra la nostra strategia e quella dei conservatori osannati dalla finanza mondiale è di 8 milioni di posti di lavoro nei prossimi 5 anni.
Il nostro progetto è di fare agire tutti insieme i Paesi e le istituzioni europee -insieme, darci una vera politica industriale europea e far riprendere gli investimenti nelle manifatture. Servono regole, innovazione, ricerca energetica e ambientale, investimenti nell'efficienza produttiva, non tagli ai salari e ai benefici sociali -insieme, arrivare a una vera integrazione sociale europea, anziché incoraggiare la concorrenza al ribasso delle protezioni sociali. Definire insieme standard minimi di spesa sociale e di eguaglianza di possibilità e di genere.
Occorre un Patto europeo per l'occupazione e il progresso sociale, per garantire la crescita e combattere la disoccupazione. Gli Stati membri devono essere posti in grado di investire in miglioramento dell'istruzione, dell'innovazione, dell'addestramento al lavoro nei settori a maggiore intensità di lavoro, come le tecnologie verdi, la salute e l'assistenza.
Bisogna elaborare politiche per combattere la disoccupazione giovanile e lo sfruttamento all'ingresso del mercato del lavoro.
Occorre stabilire standard europei minimi di sicurezza sociale, di salario e di qualità del lavoro.

Su tutti questi temi, il Pse lancerà una campagna sociale di informazione e di lotta -insieme, riesaminare la spesa pubblica con criteri di efficienza, e istituire la tassa sulle transazioni finanziarie e la carbon tax sulle produzioni inquinanti di energia per avere risorse aggiuntive per la riduzione del debito e gli incentivi all'innovazione -insieme affrontare il problema del debito, cercando di ridurlo con l'aumento del Pil e degli occupati e non con la riduzione dei contributi ai disoccupati, la miseria e la disperazione sociale. Anche i creditori delle banche che hanno provocato il disastro devono contribuire al risanamento. E poi dobbiamo usare fino in fondo la grande forza dell'euro e delle emissioni garantite dalla Banca Centrale Europea -insieme, ricordare lo scopo per cui è stata costituita l'Unione Europea, per superare gli egoismi delle nazioni e per garantire un progresso sociale ed economico costante coerente e solidale. L'Unione Europea è una fantastica opportunità per le nazioni e per gli individui, ma dobbiamo cambiarne le regole di funzionamento, accentuando la parte sociale e dettando precise regole di controllo finanziario e intelligenti regole fiscali che lascino lo spazio per garantire il progresso sociale comune e gli investimenti anticiclici.

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