mercoledì 23 Novembre 2016

Turchia, sarebbe un errore chiudere il dialogo


Iniziative, in sede internazionale ed europea, per il rispetto dei diritti umani in Turchia, anche in relazione al percorso di integrazione europea di tale Paese – n. 3-02646

L’interpellanza di Pia Locatelli

Non credo di dover descrivere quanto sta succedendo in Turchia dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio: migliaia di arresti di giornalisti, rimozione di sindaci, chiusura di stazioni radio, di stazioni televisive, di quotidiani. Non solo: il Parlamento ha approvato un emendamento costituzionale che prevede la revoca dell’immunità per i deputati sottoposti ad indagini giudiziarie e sono stati arrestati dodici dei cinquantanove parlamentari dell’HdP. Tra questi il leader del partito Demirtas che l’altro ieri abbiamo tentato, con una delegazione fatta di parlamentari europei e nazionali, di visitare in carcere e non ci è stato permesso.

  C’è in atto un processo di involuzione antidemocratica e noi chiediamo a lei, signor Ministro, che cosa intenda fare per tentare di fermare questa torsione antidemocratica e far cessare questi comportamenti liberticidi, ma facendo attenzione, nello stesso tempo, a non isolare la Turchia, a non accentuarne l’isolamento e a non interrompere quello che viene definito l’access process perché questo ci è stato chiesto, ad esempio, proprio l’altro ieri dalla presidente della Fondazione Cumhuriyet, da esponenti politici dell’Hdp, del SHP ci chiedono di non isolare, ma continuare ad incalzare questo Paese, perché tenere aperti i canali serve a loro.

La risposta di Paolo Gentiloni

Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Il sentiero è esattamente quel sentiero stretto che l’onorevole Locatelli descriveva, nel senso che la Turchia è certamente un Paese sotto attacco, un Paese che ha subito un tentato colpo di Stato, un Paese che è oggetto di ripetuti attacchi terroristici, ma è, non solo negli ultimi mesi, ma negli ultimi mesi in modo più accentuato, anche un Paese in cui le violazioni dello stato di diritto, per come noi lo intendiamo, sono frequenti e, in particolare, in cui si è realizzata una gravissima vicenda, cioè l’arresto praticamente dell’intero gruppo dirigente del terzo partito di opposizione, fatto grave non soltanto in sé, reso possibile da quella eliminazione della immunità parlamentare di cui si diceva, ma fatto grave anche per i suoi sviluppi politici, nel senso che questo partito era un interlocutore possibile del Governo turco – io ne avevo incontrato il leader l’anno scorso ad Ankara – nella possibilità che il Governo turco volesse mettere su un terreno di dialogo negoziale il tentativo di risolvere la questione curda e l’interlocutore era esattamente il partito la cui leadership è oggi purtroppo agli arresti. Al tempo stesso, tuttavia, è vero che noi non avremmo – credo – come Unione europea o come Italia, alcun vantaggio nell’essere noi a chiudere la porta in faccia alla Turchia e quindi è in questa dinamica, certamente complicata, è in questo sentiero certamente stretto che bisogna muoversi, da una parte condannando episodi gravissimi, come quello ultimo relativo alla leadership dell’Hdp e, contemporaneamente, però lasciando alla Turchia la decisione. La Turchia ha intenzione di riprendere un percorso con l’Unione europea, di conservare la dinamica che ha portato all’apertura di capitoli di negoziato, che ha portato all’accordo sulle migrazioni, che ha portato la Turchia a non avere nella sua legislazione la pena di morte o intende andare in una direzione contraria ? Noi, l’Italia, pensiamo che tenere aperto questo sentiero, per quanto ristretto esso sia, oggi sia fondamentale, quindi non possiamo che muoverci, da un lato ribadendo come inaccettabili le decisioni di cui ha parlato l’onorevole Locatelli, e, dall’altra parte, dicendo che l’ingaggio nel dialogo della Turchia resta forse il modo migliore per cercare di esercitare, come Europa, un’influenza positiva su questo vicino così importante, come è appunto la Turchia.

La replica di Pia Locatelli

Le sue parole mi danno sollievo perché ero molto preoccupata per quanto stanno discutendo al Parlamento europeo. Al Parlamento europeo, pur capendo l’atteggiamento di grande preoccupazione per le violazioni delle libertà, le violazioni dei diritti, la violazione dello stato di diritto, mi pare o sta prevalendo – mi auguro di sbagliarmi, dal momento che si vota domani – la tendenza quantomeno a congelare i negoziati per l’accesso nella UE. Noi dobbiamo non farlo, ma questo non significa abbonare i comportamenti liberticidi. Dobbiamo trovare, come ha detto lei, la capacità di percorrere questo stretto percorso, strettissimo, tra la denuncia e la condanna delle violazioni dello stato di diritto, o della limitazione delle libertà e anche della mancanza di indipendenza del sistema giudiziario, ma condanniamo questo e teniamo aperti i canali: ce lo chiede tutta l’opposizione turca, ce lo chiede la voce libera della Turchia, perché chiedono di non essere lasciati soli. Le sue parole mi confortano, e mi ha confortato moltissimo anche l’intervento che ha fatto proprio ieri al Parlamento europeo l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che ha detto che dobbiamo lasciare aperta la porta. Alcuni passi avanti importanti sono stati fatti, ad esempio i colloqui su Cipro o sul tema dell’energia. Ecco, noi dobbiamo riaprire il capitolo 23, il capitolo 24, incalzando la Turchia in questi nostri colloqui, stimolandola al ritorno ai comportamenti democratici e corretti. È un dovere che abbiamo nei confronti delle voci libere della Turchia e nei confronti complessivamente di questo Paese, che è un Paese che ci è sempre stato amico, e del quale noi siamo sempre stati amici. Grazie per le sue parole !