mercoledì 18 Dicembre 2013

Sull’anniversario della nascita di Willy Brandt


18 dicembre 2013 Sull’anniversario della nascita di Willy Brandt

 

Signor Presidente, cento anni fa, esattamente il 18 dicembre 1913, nasceva a Lubecca da una single mother (noi le chiamiamo ragazze madri, anche se non ragazze) Herbert Frahm. Il suo vero nome era Willy Brandt: uno dei più grandi padri della socialdemocrazia europea, Premio Nobel per la pace, statista che come pochi altri ha contribuito alla pace, alla comprensione, alla riconciliazione e alla solidarietà in Europa e nel mondo. Un fantastico visionario, capace di intuizioni e di progetti originali, che ha precorso i tempi, sia nelle idee sia nel linguaggio. Fu borgomastro di Berlino, Ministro degli esteri, Cancelliere, leader della SPD e Presidente dell’Internazionale socialista, che fece uscire dai confini europei aprendola al mondo. Willy Brandt era nemico di tutte le divisioni: da cui la Ostpolitik, che ci ha portati fuori della Guerra fredda, ha creato le condizioni per la riunificazione della Germania, ha consentito di superare la divisione dell’Europa, dando nel contempo importanti impulsi alla Comunità europea. Già nel 1972 Brandt formulava l’auspicio di una «unione sociale europea», molto prima che venisse approvata la Carta sociale europea.

La Ostpolitik lo rese famoso, ma altrettanto, e forse ancor più importante, fu il Rapporto nord-sud che predispose su incarico delle Nazioni Unite. «All’ombra della contrapposizione est-ovest» dice il Rapporto «è maturata una frattura ancor più profonda e radicale, suscettibile di compromettere irreversibilmente gli equilibri mondiali. La frattura è quella che oppone i Paesi ricchi ed industrializzati dell’emisfero nord al resto del mondo». Era il 1980.

Probabilmente il gesto più significativo della vita di Brandt fu la visita a Varsavia, nel 1970. Racconta Enzo Biagi: «È il 7 dicembre. Brandt va nella piazza in cui, tra le grigie case popolari, sorge il monumento agli eroi del ghetto ebreo, e si inginocchia chinando il capo. È in quel momento che il Cancelliere assume su di sé la colpa di un passato di cui non è colpevole».

La sua opera, ancora attualissima, è una sorta di testamento spirituale che può guidarci nelle sfide che ci attendono: libertà, pace, democrazia, umanità e giustizia sociale. Questi i suoi principi, che devono guidare anche noi, devono essere anche i nostri