giovedì 18 Settembre 2014

Sì all’accordo con la Bosnia Herzegovina


Disegno di legge di ratifica n. 2125

Dichiarazione di voto

Molte sono le ragioni a favore della ratifica dell’accordo con la Bosnia Herzegovina:

ci sono rapporti antichi e strutturati con questo Paese che vanno razionalizzati per rispondere alla forte richiesta di cultura e di lingua italiane;

c’è la necessità di collaborare per la conservazione, la tutela, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale e per prevenire traffici illeciti di beni culturali;

c’è il tema della protezione e promozione dei diritti umani e insieme l’impegno contro ogni forma di discriminazione e di intolleranza.

Non possiamo dimenticare che le conseguenze della guerra nei Balcani sono ancora vive e le ferite ancora aperte. Non casualmente si è tenuta nel maggio scorso a Zagabria una conferenza regionale sul tema dove si è discusso di violenza sessuale nel conflitto definendola «il grande silenzio della storia»; della necessità di fare giustizia e di azioni di riconoscimento delle vittime, di riparazione per le violenze subite, di compensazioni, di riabilitazione e di garanzie che tutto ciò non si verifichi più.

L’accordo aiuta in questo campo la ricostruzione post conflitto.

La ricostruzione, a conflitto terminato da quasi due decenni, è ancora in essere e incontra grandi difficoltà anche a causa delle alluvioni e calamità naturali che hanno colpito il Paese.

Un povero e sfortunato Paese, La Bosnia, con il quale vogliamo collaborare nei campi della cultura, dell’istruzione, dello sport, oltre che nel processo di integrazione europea.

A proposito di integrazione europea, purtroppo i Ministri degli Esteri della UE solo pochi mesi fa hanno respinto la richiesta croata di assegnare uno «status speciale» alla Bosnia al fine di accelerare la sua integrazione. Siamo dispiaciuti perché noi riteniamo importante un’accelerazione dell’integrazione europea di tutti quei Paesi. Il «buco» balcanico va colmato, iniziando dalla Bosnia, un Paese che ci è caro, a partire dalla sua capitale Sarajevo, per la cui distruzione in tanti abbiamo sofferto.