mercoledì 3 Febbraio 2016

Sequestro del peschereccio “Mina”


Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07656

presentato da

LOCATELLI Pia Elda

testo di

Mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n. 561

LOCATELLI e altri. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
il peschereccio «Mina», specializzato nella pesca al gamberone sanremese, è stato sequestrato dalla Guardia costiera francese per presunto sconfinamento nelle acque territoriali della Repubblica transalpina; ha quindi dovuto versare una cauzione pari a 8.300 euro per poter liberamente far rientro nel proprio porto;
in seguito a successivi accertamenti effettuati dalle nazionali risulta che, al contrario di quanto affermato dalle autorità francese, al momento del sequestro il peschereccio si trovasse entro gli attuali confini delle acque territoriali dell’Italia. Infatti, lo sconfinamento si sarebbe realizzato sulla base dei nuovi confini delimitati dall’accordo bilaterale del 21 marzo 2015, ma poiché tale accordo non è ancora vigente – visto che la necessaria autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento italiano non è stata ancora effettuata — le azioni delle Autorità francesi, a giudizio degli interroganti, non hanno alcuna base legale;
la modifica del confine nel Mar Ligure occidentale, così come configurate dall’accordo bilaterale non ancora ratificato, se realizzate effettivamente penalizzerebbe in modo grave le attività economiche locali basate principalmente sulla pesa al gamberone sanremese –:
se sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa, se trovino conferma e quali iniziative urgenti intenda assumere, se fosse confermata l’illegittimità delle azioni delle autorità francesi, per garantire la più adeguata tutela al peschereccio Mina e degli altri pescherecci italiani della zona, sia in sede europea sia attraverso gli opportuni canali bilaterali, anche alla luce del fatto che l’accordo bilaterale citato non è stato ratificato dal Parlamento italiano. (5-07656)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 febbraio 2016
nell’allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-07656

Desidero innanzitutto ringraziare gli interroganti per dare al Governo, in occasione del Question Time odierno, l’opportunità di chiarire i vari aspetti della vicenda del sequestro del peschereccio «Mina» e fornire al contempo alcuni aggiornamenti sullo stato dell’accordo relativo alle delimitazioni marittime tra Italia e Francia, firmato a Caen nel marzo 2015.
Vorrei confermare che la Farnesina si è immediatamente attivata a seguito del sequestro del «Mina», sia attraverso le competenti Rappresentanze all’estero (Ambasciata d’Italia a Parigi e Consolato Generale di Nizza) sia a livello centrale. Non appena ottenuta conferma da parte del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e della Marina Militare, il Ministro Gentiloni ha disposto che fosse sollevata formalmente nei confronti della Francia la questione della giurisdizione marittima sul punto di fermo e sequestro (essendo avvenuto in una zona di pesca italiana), ottenendo per le vie ufficiali dalle Autorità francesi l’ammissione di un «deprecabile errore» di competenza territoriale e le loro scuse formali.
Quanto all’Accordo sulla delimitazione delle aree marittime di rispettiva giurisdizione tra la Francia e l’Italia, firmato il 21 marzo 2015 a Caen, com’è stato già osservato, detto accordo non è ancora in vigore e non è quindi applicabile nel caso in questione. L’unico strumento pattizio rilevante nel caso di specie è la Convenzione tra Italia e Francia per la delimitazione delle zone di pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, che ha tra l’altro valore esclusivamente consuetudinario in quanto è sempre stata applicata pur non essendo mai stata ratificata.
Vorrei inoltre aggiungere che l’accordo firmato a Caen, frutto di un negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, risponde alla necessità di stabilire dei confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicienti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS, 1982). Se si esclude la citata Convenzione del 1982, l’accordo del 2015 colmerebbe un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando «i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione» delle Parti.
Da parte italiana, al negoziato hanno partecipato, ognuno per la propria parte di competenza specifica, i Ministeri dell’ambiente per gli aspetti di protezione ambientale, della difesa per gli aspetti di sicurezza, dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, delle infrastrutture e trasporti per gli aspetti di navigazione marittima, delle politiche agricole per le questioni legate alla pesca e dei beni culturali per gli aspetti di protezione di tali beni.
Infine, desidero segnalare che al momento sono in corso approfondimenti da parte delle Amministrazioni competenti al termine dei quali sarà effettuata una valutazione globale sull’accordo del 2015, anche ai fini dell’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare.