giovedì 26 Maggio 2016

Rifugiate, necessaria un’assistenza sanitaria di genere


“La salute non è un privilegio, ma un diritto umano fondamentale al quale spesso le donne che fuggono dalle guerre e che sono costrette a lasciare il loro Paese non hanno accesso. Le migranti e le rifugiate sono particolarmente a rischio, spesso viaggiano sole o con bambini piccoli, e spesso sono vittime di stupri, di violenza, di tratta. Di fronte a queste situazioni è necessario garantire un’assistenza sanitaria di genere, diretta e individuale, non legata alla famiglia o al marito come succede oggi, informandole sui loro diritti, istruendole sulla prevenzione delle malattie e preservandole da pratiche in uso in alcuni paesi di provenienza, come le mutilazioni genitali o i matrimoni precoci”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo a Ginevra in rappresentanza del Parlamento italiano, al side event “Parliaments as a key actor in ensuring access to health for all”, sponsorizzato da Italia, Bangladesh, Lesotho , che si è svolto all’interno della 69°World Health Assembly  lo IPU (Inter Parlamentary Union).

Tema dell’incontro il ruolo dei e delle Parlamentari come attori chiave per assicurare l’accesso alla salute per tutti , nel quadro dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, i sui Obiettivi e i suoi target, tra questi l’ obiettivo della salute e della copertura sanitaria globale.

Nel suo intervento Pia Locatelli ha detto che l’Italia ha sempre considerato la salute una priorità, la copertura sanitaria universale un diritto  sancito dalla Costituzione e le politiche sanitarie italiane dagli anni ’80 in poi un esempio positivo e all’avanguardia in Europa e nel mondo intero. Le politiche sanitarie italiane costituiscono un esempio di eccellenza per la loro inclusività perché basate sul principio di uguaglianza di diritti e obblighi per cittadini italiani e stranieri che risiedono legalmente nel nostro Paese  ma anche per la possibilità di accesso ai servizi sanitari anche per chi vive nel Paese pur non avendo un regolare  permesso di soggiorno.
“La salute è un bene primario, – ha detto – un diritto umano che non può essere negato, in particolare alle persone più vulnerabili, bambini, adolescenti, donne che sono i destinatari della Strategia Globale lanciata a settembre 2010 dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e che vede in prima linea l’Organizzazione mondiale della sanità. Questo diritto in Italia non è negato a nessuno, pur nella difficolta di garantirlo alle centinaia di migliaia di migranti, profughi , rifugiati arrivati negli ultimi anni. In questo contesto  – ha aggiunto – di accoglienza è significativo che il Ministero della Salute abbia predisposto una guida per l’accesso ai servizi sanitari per i e le migranti, con indicazioni per donne vittime o potenzialmente vittime di traffico per sfruttamento sessuale, per donne in gravidanza,  per i loro mariti, per i minori non accompagnati…..uno strumento per dare concretezza al diritto alla salute”.

“Non sempre questo avviene ed è quindi il compito dei e delle Parlamentari vigilare perché l’accesso ai servizi sia garantito. Emblematico è il caso della legge 192 del 1978 sulla “tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Un legge  ottima, che affronta il tema della salute delle donne e dei diritti sessuali e riproduttivi, prevede la possibilità di interrompere la gravidanza ed un servizio di consultori per l’assistenza psicologia e l’informazione sulla contraccezione. Questo servizio purtroppo è distribuito in modo irregolare sul territorio e proprio recentemente la Ministra della Salute è stata pressantemente sollecitata ad intervenire perché il servizio sia garantito nelle diverse Regioni”.

Un altro esempio del ruolo che i e le Parlamentari possono svolgere riguarda gli impegni assunti a livello internazionale sepre in tema della salute di donne, adolescenti, minori.

Fra gli impegni internazionali nel settore della salute materna ed infantile, di fondamentale importanza è la Muskoka Initiative, lanciata in occasione del G7 a presidenza canadese del 2015 a cui anche il nostro Paese aveva aderito, assumendo l’impegno d versare 15 milioni di dollari all’anno per cinque anni (2010-2015). A questo impegno formale non è stato dato seguito. Le parlamentari del intergruppo “salute globale e diritti delle donne, costituito da deputate e senatrici hanno incalzato il governo perché riprendesse l’impegno di Muskoka di 15 milioni di euro, a partire dal 2016  per il triennio 2016-2018, anche in vista della presidenza Italiana del G7 del prossimo anno.