mercoledì 17 Settembre 2014

Revisione della fiscalità energetica e ambientale


 

PROPOSTA DI LEGGE

d’iniziativa dei deputati

PASTORELLI, DI LELLO, DI GIOIA, LOCATELLI, REALACCI, MANFREDI, VALERIA VALENTE, CAPELLI, CIRACÌ, FURNARI, LABRIOLA, MATARRESE, NESI, TACCONI, ZACCAGNINI

Modifica dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23, in materia di delega al Governo per la revisione della fiscalità energetica e ambientale

Presentata il 17 settembre 2014

 

Onorevoli Colleghi! Il sistema fiscale oggi in Italia avvantaggia l’uso di risorse ambientali non rinnovabili e l’inquinamento. Al contempo il nostro Paese tassa il lavoro molto più della media dell’Unione europea.

Superare questo paradosso è possibile nell’interesse generale. Si tratta di una direzione di cambiamento su cui c’è ampio consenso teorico a livello internazionale e che può contribuire a spingere l’innovazione in settori industriali promettenti. In campo energetico, dove l’utilizzo di fonti fossili determina inquinamento ed emissioni climalteranti, sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 miliardi di euro nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti. Si tratta di un sistema fiscale complesso, incoerente e costoso che ha introdotto nel tempo incentivi, sconti, esoneri da accise e altre imposte ambientali senza una verifica dei risultati e dei costi. Nelle bollette dell’energia pesano sussidi alle fonti fossili pari a oltre 2 miliardi di euro nel 2012.

Inoltre, gli oneri generali di sistema non sono caricati in modo proporzionale bensì con un sussidio incrociato a favore soprattutto dei consumatori di taglia più grande e di quelli con più grande incidenza dei costi energetici.

In campo ambientale, il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e nell’uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro consumo di risorse naturali e a favore delle rendite.

I canoni di concessione per l’attività di escavazione stabiliti dalle regioni sono estremamente bassi o pari a zero, con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità.

Rispetto ad altri Paesi europei in Italia il recupero e il riutilizzo di rifiuti inerti provenienti dall’edilizia è inoltre estremamente basso anche per un basso costo di conferimento in discarica dei rifiuti edilizi.

I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle regioni sono estremamente bassi, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico, premiando rendite e vantaggi economici per pochi.

I canoni per le concessioni balneari sono in larga parte del Paese bassi, le assegnazioni avvengono senza gara, premiano rendite di posizione e hanno generato abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge.

La tassazione sulla trasformazione di suoli agricoli e naturali è bassa rispetto alla rendita generata e non spinge al riuso delle aree dismesse o da riqualificare, contribuendo al consumo di suolo.

In particolare le concessioni all’uso di risorse dedicate e limitate devono essere regolate in termini di canoni e permessi in modo da spingere innovazione e riuso anziché consumo, evitare rendite, garantire legalità e generare risorse per interventi di recupero ambientale.

In Italia la tutela e la fiscalità su attività come le cave e le acque minerali, sull’utilizzo del demanio balneare, sulla trasformazione di suoli a usi urbani sono materie dove concorrono competenze dello Stato e delle regioni con notevoli inefficienze, rendite e illegalità.

Con questa proposta di legge ci riproponiamo di ottenere, nel settore energetico, i seguenti obiettivi:

1) abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici;

2) rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e proporzionale alle emissioni climalteranti, senza attendere l’approvazione della normativa europea che lo prevede (a tal fine serve una modifica della normativa vigente per anticipare e ampliare le disposizioni della delega fiscale);

3) eliminazione dalle bollette dell’energia dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori;

4) riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili.

Nel settore delle risorse ambientali, invece, gli scopi perseguiti sono i seguenti:

1) introduzione di un canone minimo nazionale per le concessioni di coltivazione di cava differenziato per tipologie di materiali e fissazione di un’ecotassa minima per lo smaltimento in discarica;

2) adeguamento dei canoni per le concessioni di acque minerali in tutto il territorio nazionale;

3) adeguamento dei canoni per le concessioni balneari in tutto il territorio nazionale e recepimento della direttiva europea per l’assegnazione e il rinnovo delle concessioni attraverso gare;

4) introduzione di un contributo per il consumo di suoli agricoli e naturali i cui introiti devono essere vincolati a interventi di rigenerazione urbana.

In parallelo, occorre introdurre princìpi e regole di tutela uniformi in tutto il territorio nazionale:

1) individuando le aree da escludere dalle attività di escavazione e dalle sorgenti per ragioni di tutela ambientale;

2) fissando l’occupazione massima dei litorali con concessioni balneari per rispettare il diritto alla fruizione libera del demanio balneare;

3) individuando obiettivi massimi di trasformazione dei suoli a usi urbani per spingere il riuso e la riqualificazione di aree dismesse o degradate.

Le maggiori entrate serviranno a rendere più equo ed efficiente il sistema poiché si prevede che le risorse generate e risparmiate finanzieranno, in coerenza con la delega fiscale:

1) la riduzione delle imposte sul reddito di persone e di imprese;

2) contributi agli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati all’eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali;

3) il recupero ambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni;

4) la rigenerazione urbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse e messa in sicurezza del territorio.

Dall’adozione delle misure descritte deriveranno numerosi effetti positivi:

1) orientamento dei mercati verso modi di produzione e consumi più sostenibili come previsto nella delega fiscale;

2) strutturale disincentivo all’uso delle fonti fossili;

3) maggiore trasparenza e migliore concorrenza grazie all’eliminazione di sussidi nascosti e di rendite dovute ad assegnazioni senza gare;

4) incremento della competitività attraverso la riduzione delle imposte sui redditi delle aziende;

5) riduzione delle imposte sui redditi delle persone;

6) tutela di risorse naturali non rinnovabili e investimenti in riqualificazione ambientale.

Il dispositivo della presente proposta di legge attua una revisione dell’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23, (delega fiscale) che consiste nell’eliminazione del richiamo alla relativa normativa europea, il cui iter si è nel frattempo fatto difficoltoso. Tale richiamo dunque di fatto blocca l’attuazione della riforma ecologica della fiscalità. Il passaggio eliminato è il seguente: «in conformità con i princìpi che verranno adottati con l’approvazione della proposta di modifica della direttiva 2003/96/CE di cui alla comunicazione COM (2011) 169 della Commissione, del 13 aprile 2011».

 

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. L’articolo 15 della legge 11 marzo 2014, n. 23, è sostituito dal seguente:

«Art. 15. – (Fiscalità energetica e ambientale). – 1. In considerazione delle politiche e delle misure da adottare per lo sviluppo sostenibile e per la green economy, il Governo è delegato a introdurre, con i decreti legislativi di cui all’articolo 1, nuove forme di fiscalità, in raccordo con la tassazione già vigente a livello regionale e locale e nel rispetto del principio della neutralità fiscale, finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull’energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo, prevedendo, nel perseguimento della finalità del doppio dividendo, che il maggior gettito sia destinato prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e all’innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e di consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili».