martedì 22 Novembre 2016

Referendum, il Sì è un primo passo nella direzione giusta


 

“Il prossimo 4 dicembre andremo a votare per il referendum costituzionale. Noi socialisti voteremo si. Lo dico con convinzione perché noi socialisti e socialiste abbiamo chiari i termini del si e del no. Il confronto da fare è tra riforma costituzionale perfetta e riforma possibile oppure il confronto è tra riforma possibile e l’attuale assetto? La domanda a cui rispondere è la seconda perché il tema da affrontare è se questa riforma, votata dal Parlamento con sei passaggi parlamentari, il primo l’8 agosto 2014 e l’ultimo il 12 aprile 2016, costituisce un passo avanti o è meglio rimanere così come stiamo ora. In questo modo va impostato il dibattito sul referendum.Se riteniamo che sia un passo avanti, dobbiamo impegnarci per il SI anche se questa riforma non è la panacea, è un rimedio”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo a Roma, presso il ‘Roma Life Hotel’ alla Convention nazionale dei “socialisti, laici, radicali, democratici per il Si'” al referendum costituzionale. L’incontro ha visto riunirti militanti provenienti da tutta Italia e i comitati nazionali costituiti in tutte le province in sostegno del Si’ al referendum. La tappa romana è quella conclusiva prima dell’appuntamento del 4 dicembre. Alla manifestazione, alla quale sono intervenuti  sindaci, amministratori e militanti, hanno partecipato, tra gli altri, il  Segretario del PSI Riccardo Nencini, Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri; Giovanni Negri, promotore dei comitati “Radicali per il si'”, Cesare Pinelli, costituzionalista e docente de La Sapienza, Luigi Berlinguer, gia’ ministro della Pubblica istruzione e promotore del comitato “Sinistra per il si'”, Oreste Pastorelli, deputato Psi, Luigi Covatta, direttore di Mondoleraio, Pia Locatelli, capogruppo Psi alla Camera, Pio Marconi, docente, Maria Cristina Pisani, portavoce del PSI, Mauro Del Bue, Daniele Fichera, Gianfranco Schietroma, Carlo Vizzini e Fausto Longo, Dirigenti socialisti.

“Quella che voteremo il 4 dicembre – ha proseguito Pia Locatelli – non solo è la riforma possibile ma è anche la riforma che avremo per lungo tempo perché se da parte del il fronte del NO, molto eterogeneo e unificato solo dal NO, non sono enunciate proposte per un SI ad un’altra riforma questo avviene non solo perché non ci hanno pensato ancora, ma soprattutto perché se ci provassero non arriverebbero mai ad una proposta comune. Come potrebbero, ad esempio, fare una proposta comune l’on Giorgia Meloni e Massimo D’Alema? Insomma il treno passa ora e non passerà più per un lungo tempo. Nella condizione data, questa è la riforma possibile che ci fa fare un passo avanti. Perché sono convinta? Ho fatto la parlamentare europea, l’ho fatto con passione e credo di averlo fatto abbastanza bene. Sono entrata al Parlamento italiano con lo stesso spirito, con la voglia di partecipare alla costruzione delle leggi, in un processo magari lento ma con tempi che, nella loro lentezza, erano certi, si procedeva e si concludeva. Nel Parlamento italiano non è esattamente così. Sapete da quanto tempo sta al Senato la legge sull’omofobia approvata dalla Camera? Dall’ottobre 2013. E la legge sulla possibilità di dare ai figli e figlie il cognome della madre?…Dal settembre del 2014. E la riforma del processo penale (ddl del Governo)? Dal novembre del 2014. E la legge sulla concorrenza? Da circa 1600 giorni? In questa legislatura abbiamo approvato (ratifiche dei trattati internazionali escluse) 149 leggi e per circa un terzo di queste ci sono volute più di due letture, cioè sono passate dalla Camera al Senato (o viceversa) e poi sono ritornate almeno una volta indietro, ma forse ancora un’altra volta. E ci sono 198 leggi approvate solo dalla Camera (prima lettura e successive) e 184 solo dal Senato (prima lettura e successive) per un totale di 382 leggi “sospese” (Banca dati del Senato al 15 novembre 2015. Per evitare queste lungaggini il governo ha dovuto usare spesso lo strumento del decreto ma bisogna dire che ha ABUSATO di questo strumento perché i decreti legge si usano quando ci sono le urgenze. Il governo ha risposto/contrapposto ai tempi lunghi, esageratamente lunghi del parlamento del bicameralismo paritario i tempi corti, cortissimi, e certi, dei decreto d’urgenza. Delle 149 leggi approvate ben 68 sono conversioni di decreti (il 45,6%!!). Le leggi di iniziativa parlamentare sono 46 cioè il 30,9%. Ma è compito soprattutto del Parlamento l’iniziativa legislativa. Io voglio che questo finisca e il modo per farlo è superare il bicameralismo perfetto italiano che è unico nei 28 Paesi membri della Unione europea. Siamo unici! Ma è un merito? Ci saranno delle ragioni che hanno indotto gli altri 27 Paesi a darsi un assetto istituzionale diverso dal nostro. Il perché ce lo racconta la storia . Ce lo ha ricordato Simona Colarizi, storica socialista in una interessante conferenza alla Camera di un paio di settimane fa sul contributo dei Socialisti alla Costituzione.Nel 1946, quando si insediò la Costituente (dove le donne erano 21 su 515), il Paese usciva da vent’anni di dittatura, una guerra mondiale, una guerra civile. Era un paese che non aveva mai conosciuto la DEMOCRAZIA. E fu un successo delle forze di sinistra cioè i 65 socialisti e i 104 comunisti e 49 socialdemocratici che nel Titolo I° si ponesse alla base della Repubblica il lavoro: significava mettere la masse, escluse alla storia, come protagoniste della vita del Paese nuovo. Ma oltre a questo e ad altri successi ci furono proposte che noi socialisti non riuscimmo a far passare perché noi eravamo contrari all’introduzione del bicameralismo. Come ho già detto l’Italia si affacciava per la prima volta alla democrazia ed i socialisti avevano fretta: eravamo per una transizione rapida alla democrazia mentre le forze moderate chiedevano una transizione cauta perché ritenevano che il Paese non fosse in grado di sopportare una transizione accelerata. Per un passaggio rapido alla democrazia i Costituenti socialisti ritenevano che non avesse senso imbrigliare una prima Camera con una seconda, avrebbe rallentato il processo legislativo che invece doveva essere messo in moto e funzionare agilmente.Avevamo ragione allora e continuiamo ad avere ragione oggi quando chiediamo di andare oltre il bicameralismo per essere in grado di stare al passo dei tempi nelle decisioni e nel procedimento legislativo.Dicevo che in Europa siamo gli unici ad avere questo bicameralismo paritario.

Dei 28 paesi UE, 15 hanno una sola Camera, 12 hanno due Camere (Bundesrat, House of lords, Senado…), e di questi dodici Paesi, otto hanno elezione indiretta dei componenti la seconda Camera e quattro (Polonia, Romania, Spagna e Repubblica Ceca) l’elezione diretta. Noi i senatori li eleggeremo con elezione indiretta ma sulla base delle indicazioni che daranno i cittadini (nuovo art. 48 …” in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge..) .Un commento: ma vi sembra comunque che l’elezione indiretta sia un grave attacco alla democrazia? Mah!!Ci sarebbero tante altre cose da dire su questa riforma che non è la più bella del mondo ma è quella possibile e che ci fa fare dei passi avanti nella direzione giusta.

Lo abbiamo già detto in sede di dichiarazione di voto: non è il fischio che mette fine alla partita. Al contrario noi socialisti siamo convinti che questa riforma non renda inutile l’avvio di una nuova fase costituente perché quella del 4 dicembre è l’ apertura di un cantiere della ristrutturazione dell’intero edificio istituzionale.Un’ultimissima ragione per votare SI:Due articoli introducono norme a favore di una concreta partecipazione e di un accesso alle cariche elettive per le donne in politica: l’art.55 – “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza” – e l’art. 122, con il quale si specifica che sarà la legislazione statale a definire i principi fondamentali per garantire, anche a livello regionale, l’equilibrio di rappresentanza di genere. Perché adesso, nei Consigli regionali siamo messe proprio male: solo due presidenti donne: Debora Serracchiani in Friuli e Catiuscia Marini in Umbria, sono il 10%; dei 917 consiglieri e consigliere regionali gli uomini sono l’83% e il primato spetta al Molise con zero donne. Un’altra buona ragione per votare SI”.

 

 

 

 

 

 

 

 


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