mercoledì 11 Giugno 2014

Recepimento direttive europee


11 giugno 2014 Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione Europea Legge di delegazione europea 2013 secondo semestre (A.C.1836-A); Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea

 

Dichiarazione di voto

 

Annunciando il voto favorevole della componente socialista su entrambi i provvedimenti (A.C. 1836-A e A.C. 1864-A), voglio sottolineare due aspetti: che ci stiamo avvalendo al meglio della legge n. 234 del 2012, una buona legge, che ha introdotto due provvedimenti diversi per adeguare il nostro ordinamento alla normativa europea, e che sono previsti ulteriori disegni di legge relativi al medesimo anno, nell’eventualità di ulteriore produzione legislativa da parte dell’Unione europea.

Noi stiamo sfruttando appieno le potenzialità di questa legge, ma queste potenzialità sono in qualche modo vanificate dai tempi impiegati per approvare questi due provvedimenti: sono stati trasmessi alle Camere a fine novembre e li approviamo oggi, ieri e oggi, 11 e 10 giugno. Sei mesi sono troppi, sono troppi in sé, ma sono troppi perché la situazione italiana, in tema di recepimento e di adeguamento delle normative europee, è alquanto imbarazzante: questo è il miglior, o meglio il peggior modo per presentarci alla guida del semestre europeo. Stiamo investendo molto sulla Presidenza italiana del semestre, ma questi sforzi saranno vani se prima non recuperiamo credibilità.

Mi è stato chiesto se mi piace tutto quello che fa l’Europa. Io ho risposto: «non sempre», ma questo è un altro discorso. Le norme, le direttive vanno recepite al meglio e possibilmente senza ritardo e vanno applicate, anche perché questo è il frutto dei nostri colleghi, dei nostri rappresentanti in Europa.

Diversa invece – ed usiamo questa occasione per ricordarlo ai colleghi distratti, chiaramente – è la necessità di giocare un ruolo, come Parlamento, nella fase ascendente del processo legislativo, quando le norme sono in fase di formazione e in quella fase si può intervenire, come ha previsto il Trattato di Lisbona.

Questi due provvedimenti spaziano in ambiti molto diversi e complessi e lo abbiamo visto: migrazione, finanza, ambiente e cose varie. Impossibile richiamarli tutti, io scelgo di richiamarne uno: richiamo il tema del diritto d’asilo e della protezione internazionale. Dobbiamo correggere l’impianto del testo unico sull’immigrazione, così come si è venuto formando dal 2002 ad oggi, per adeguare il diritto interno alle norme comunitarie, anche alla luce dell’interpretazione di alcune sentenze della Corte di giustizia europea.

Noi, che siamo Paese ponte tra sponda nord e sud del Mediterraneo, spesso abbiamo chiamato in causa l’Unione europea e le abbiamo chiesto di non essere lasciati soli ad affrontare il dramma degli sbarchi. Proprio per queste chiamate in causa dell’Unione europea, noi non possiamo essere fuori dalla legge europea.

Quindi, ben venga questo adeguamento, il meno tardi possibile. E ben venga pure la cultura europea, come ci ha ricordato il sottosegretario Gozi durante la discussione generale. Ma – e voglio sottolinearlo personalmente – noi dobbiamo essere buoni europei sempre e non a fasi alterne, e i socialisti voteranno a favore di questi due provvedimenti.