mercoledì 2 Aprile 2014

Presenza femminile nelle società


2 aprile 2014 Presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa

 

Signor Presidente, sono trascorsi quasi due anni dall’approvazione della legge «Golfo-Mosca» che prevede che negli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in borsa e di società a controllo pubblico, gli amministratori e le amministratrici del genere meno rappresentato – e si tratta sempre di quello femminile – siano presenti con la percentuale del 20 per cento al primo rinnovo, dopo l’approvazione della legge, e del 30 per cento ai rinnovi successivi.

I primi dati a disposizione contenuti in un libro di ricerca di prossima pubblicazione in Gran Bretagna sono più che incoraggianti, non solo per la qualità delle candidature e di conseguenza dei consigli di amministrazione ma anche per un particolare importante: contrariamente a quanto si era affermato e ai timori sollevati da chi non vuole alcuna legge che preveda la parità, le donne elette nei consigli di amministrazione non hanno accumulato incarichi; infatti, il 90 per cento siede in un solo consiglio di amministrazione ed il 70 per cento, contro il 23 per cento del 2005, è indipendente, ossia non legato alla proprietà dell’azienda. Sono dati che smentiscono quanti asseriscono che con l’introduzione delle quote si valorizzerebbe non il merito ma le parentele, l’essere membri della famiglia proprietaria.

Questi numeri devono servirci da stimolo nel proseguire su questo terreno in vista dei prossimi rinnovi dei consigli di amministrazione di ENEL, ENI, Terna, Finmeccanica e di altre decine di partecipate dal Ministero dell’economia e delle finanze, compresi i collegi sindacali, nel proseguire nel senso di andare oltre le percentuali minime previste dalla legge, perché appunto queste percentuali sono la soglia minima sotto cui non si può dare, non la massima da non superare, capiamoci.

Noi sollecitiamo il Governo ad andare in questa direzione, il che significa tra l’altro mantenere quanto promesso dal Presidente del Consiglio in occasione del voto di fiducia. Vorremmo però suggerirgli di adottare una modalità trasparente per questa azione, sollecitando pubblicamente,da parte del Governo, la presentazione di curricula nella forma sia di autocandidature, sia di candidature proposte da terzi previo consenso dell’interessato. È un modo per praticare il metodo della trasparenza, per allargare il bacino dal quale pescare curricula di donne competenti, per uscire, o meglio per non avviare il metodo dei soliti giri che valgono spesso per le candidature maschili.

Conviene alle aziende, conviene ai cittadini ed alle cittadine e conviene al Paese.