mercoledì 25 Febbraio 2015

Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa di Sandro Pertini


24 febbraio 2015 Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa di Sandro Pertini

 

Grazie, Presidente. La ringraziamo davvero per avere voluto questo momento di commemorazione, un atto del quale le siamo grati come socialisti e come italiani. Come socialisti, perché, in un’epoca in cui il socialismo è dato per spacciato, è bene ricordare quanto il socialismo abbia dato a questo Paese in termini di idee, riforme, leggi e persone. Pertini era una di quelle persone speciali che hanno fatto grande l’Italia: partigiano, padre costituente, Presidente della Repubblica, oltre che di questa Camera.

Come italiani, perché gli abbiamo voluto bene tutti, a sinistra come a destra. Il Presidente più amato dagli italiani, il primo a comprendere che bisognava avvicinare le persone alle istituzioni. Quando nessuno si occupava di comunicazione, egli seppe precorrere i tempi, parlando in modo diretto alle persone, dimostrando, con le parole e con i fatti, di essere uno di loro, uno di noi.

Non visse quasi mai al Quirinale, non usava i voli di Stato, girava su una FIAT 500 rossa. Era schietto, ironico, onesto; usava uno stile diretto e amichevole, che oggi usano in molti, ma che allora era considerato quasi sovversivo, così come lo era il suo modo di intervenire nella vita politica del Paese: una novità per il ruolo di Presidente della Repubblica, fino ad allora una figura strettamente notarile.

Della sua lunghissima carriera politica vorrei ricordare un fatto emblematico del suo modo di affrontare e risolvere i problemi. Mi riferisco allo sciopero degli uomini radar, allora militari. Il 19 ottobre 1979, novecento ufficiali, marescialli, sergenti, addetti alle torri di controllo, si ammutinarono, chiedendo la smilitarizzazione e gettando nel caos il traffico aereo. L’ammutinamento avrebbe dovuto innescare la corte marziale, non certo una trattativa. Il Presidente Pertini, avvalendosi della sua condizione di Capo delle Forze armate, decise di convocare i controllori di volo al Quirinale insieme al Presidente del Consiglio di allora, Cossiga.

Con la promessa del Capo del Governo di disciplinare la materia con un decreto legislativo urgente, che avrebbe varato la smilitarizzazione, ottenne il rientro della protesta; un’iniziativa senza precedenti, che diede soluzione ad una situazione delicatissima. Il Presidente degli Stati Uniti Reagan, in situazione analoga, licenziò, invece, 11 mila su 17 mila addetti. Ecco, con Pertini si aprì una nuova era della comunicazione politica, ma in lui l’aspetto prettamente comunicativo non prevalse mai sui contenuti.

La sostanza rimaneva l’essenza, l’elemento fondamentale, diversamente da oggi. In tanti lo imitano oggi – sì, certo –, ma le copie, si sa, non sono mai autentiche come l’originale