mercoledì 1 Febbraio 2017

Mutilazioni genitali femminili, una piaga anche in Italia


“Le Mutilazioni Genitali Femminili non solo costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne, ma sono anche questione centrale per la promozione dell’ uguaglianza di genere e dello sviluppo sostenibile nella sua dimensione ampia di sviluppo sociale ed economico, oltre che ambientale”. Lo ha detto Pia Locatelli intervenendo in Senato nel corso della terza giornata dei lavori della Conferenza internazionale sulle MFG, organizzata da Non c’è Pace Senza Giustizia e il Comitato Inter-Africano sulle Pratiche Tradizionali Nocive per la Salute di Donne e Bambini, con il sostegno del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

“Se parliamo di uguaglianza, – ha aggiunto Pia Locatelli – le MGF rientrano nel novero della pratiche patriarcali per controllare la sessualità di donne e ragazze, i loro corpi e i diritti sessuali e riproduttivi, confermando la soggezione delle donne.

In tema di sviluppo sostenibile e di politiche demografiche, la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, il godimento di questi diritti sono indispensabili per sradicare la povertà e assicurare un impatto positivo sullo sviluppo e la coesione sociale della società e pure sull’ambiente.

Di conseguenza dobbiamo affrontare il tema in modo più largo: insieme alla promozione e alla protezione dei diritti umani, altrettanto importante sono la dimensione dell’uguaglianza di genere e quella dello sviluppo sostenibile”.

“In Italia, secondo i dati forniti lo scorso marzo dal sottosegretario alla Salute De Filippo in risposta a un’interrogazione della senatrice Mattesini, relativi le donne residenti in Italia, provenienti dai Paesi africani definiti a “tradizione escissoria”, sono poco meno di 160 mila (fonte ISTAT anno 2014), e le stime più recenti dell’Istituto Piepoli, per il Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, parlano di circa 39.000 vittime.

Secondo un ultimo monitoraggio, avviato nell’ottobre 2013 nelle venti regioni italiane, a cui non tutte le Regioni hanno risposto, in nessuna Regione sono state segnalate pratiche di MGF eseguite in Italia, né sono stati avviati interventi legali per il reato di pratica di MGF, tuttavia la presenza di donne che hanno subito mutilazioni genitali è stata rilevata in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Puglia, Sardegna, Provincia Autonoma di Trento.  In particolare, dal 2006 al 2013 risultano ben 957 le donne in cui sono state riscontrate dette mutilazioni e per 284 di esse è stato effettuato un intervento di plastica ricostruttiva. Questi dati, confermando la presenza significativa del fenomeno, ora non possono essere presi a riferimento perché obsoleti visti i recenti incrementi dei flussi migratori”.