giovedì 18 Dicembre 2014

Mantenimento missione Mare nostrum


Atto Camera

 

Risoluzione in Assemblea 6-00105

presentato da

LOCATELLI Pia Elda

testo di

Giovedì 18 dicembre 2014, seduta n. 352

  La Camera,

al termine del dibattito sulle mozioni concernenti le iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell’Unione europea noto come «Dublino III»,

premesso che:

i dati degli sbarchi sulle nostre coste e delle richieste di asilo e di protezione umanitaria indicano un incremento significativo dei flussi diretti in Italia, misurabile, secondo il nostro ministero dell’interno, con le 38 mila richieste di protezione a settembre 2014 a fronte delle 23 mila del 2013; un dato che indica un trend di crescita che è stato il più forte dell’Unione europea in termini assoluti secondo i dati dell’agenzia europea EASO;

questo fenomeno va inquadrato in quello più generale dell’afflusso a livello

europeo, che registra trend generali crescenti e dove Germania, Francia e Svezia rimangono i Paesi di destinazione più importanti;

a queste cifre appare dolorosamente necessario aggiungere il novero di coloro che sono scomparsi in mare;

la crisi siriana ed irachena, con la emergenza assoluta prodotta dalle azioni terroristiche del cosiddetto Stato Islamico in Siria e Iraq, ed altre crisi belliche ed umanitarie, quale quella eritrea, sono evidentemente la principale causa di questo fenomeno, che non è riducibile ad una migrazione economica ma chiama in causa in maniera evidente il diritto d’asilo a cui l’Italia è impegnata dalla Convenzione di Ginevra, dalla Costituzione, dalla Convenzione di Dublino oltre che da elementari valutazioni etiche e politiche a fronte di azioni di persecuzione generalizzata verso popolazioni inermi che offendono il senso di umanità e di civiltà;

l’operazione Mare Nostrum si è dimostrata necessaria per salvare vite umane e per mantenere alta l’immagine e la dignità del nostro Paese, e che il primo novembre entrerà in campo Triton, ampliando le risorse in un quadro di solidarietà europea;

atteso che l’operazione Mare Nostrum, per la sua natura e le sue regole, non è completamente sovrapponibile a Triton, per esempio nelle modalità di intervento in mare;

atteso inoltre che il flusso di richiedenti asilo in Italia si manifesta come parte di un processo più ampio di ricerca di protezione umanitaria in Europa che, nelle intenzioni e aspirazioni di moltissimi esuli, aspira a concludersi in altri Paesi europei, dove esistono per svariate circostanze storiche comunità più ampie, per esempio curde, e contesti quindi comprensibilmente e non illegittimamente preferibili per molti esuli;

essendo riconosciuto a livello accademico e di organismi umanitari che l’attuale applicazione del regolamento Dublino ostacola l’integrazione dei rifugiati in Europa attraverso le loro reti familiari o amicali, e persino l’unità familiare, oltre che ad essere, per la sua difficile applicabilità, una sorgente oggettiva di parziale clandestinità e di ulteriori drammi nella ricerca di valicare comunque le frontiere interne all’Unione europea;

essendo certo giunto il tempo di un regime europeo comune sull’asilo, che garantisca i diritti e non si limiti a normare l’accesso alla procedura, al fine di avere in tutta Europa standard comuni, e consentendo anche il diritto di movimento dei rifugiati conosciuti all’interno dell’Unione Europea;

atteso che la dimensione dei flussi migratori investe molteplici aspetti di politica estera, governance comunitaria, governo nazionale e amministrazione locale, richiedendo un approccio a più livelli,

impegna il Governo

a livello di Unione europea, utilizzando adeguatamente il residuo spazio del semestre italiano di presidenza, a ricercare di modificare il regolamento Dublino III nel senso di facilitare la mobilità dei rifugiati riconosciuti affinché possano stabilirsi anche in Paesi dell’Unione europea diversi da quelli in cui hanno effettuato la procedura di asilo, per ragioni familiari, umanitarie, di opportunità economica (per esempio, dimostrando di avere trovato un posto di lavoro), accettando, anche per ragioni pragmatiche, la forte opposizione di molti interessati a stabilirsi in maniera definitiva nel Paese di competenza, vincolo che limita inoltre, in maniera che potrebbe essere giudicata inaccettabile, la possibilità di un rifugiato di ricercare di migliorare le proprie condizioni di vita;

a porre nell’agenda europea, ad ogni livello utile, la costruzione di un sistema europeo di asilo, anche dando attuazione alla proposta già espressa nella risoluzione 6-00076 accolta dal governo, di convocare una conferenza europea, sull’immigrazione e trasferire in Italia la sede dell’agenzia Frontex;

a livello di frontiera esterna dell’Unione europea e di frontiere nazionali, mantenere attive le funzioni di soccorso in mare che non siano sovrapponibili con quelle di Triton, sia in termini operativi che di autonomia nazionale, ricercando piuttosto una complementarietà tra i due programmi, valorizzando le competenze acquisite e non disperdendole;

a livello di gestione dei flussi di richiedenti asilo e di riconoscimento dello status di rifugiato, a migliorare le risorse dell’«unità Dublino» del Ministero dell’interno, anche per impedire che vengano a scadere, come talvolta è accaduto, i tempi stabiliti per gestire singoli «casi Dublino», magari non riuscendo soltanto per questo a far accettare ad altro Paese dell’Unione europea un richiedente asilo giunto in Italia e con titolo a rivolgersi a un diverso Paese e a ricercare le «migliori pratiche», rafforzando la cooperazione con i corrispondenti uffici nazionali degli altri Paesi dell’Unione europea, per sfruttare al meglio e con maggiore efficacia le possibilità già oggi contenute nel Regolamento per venire incontro a diritti, bisogni e aspirazioni dei richiedenti asilo;

a lottare contro il traffico di migranti, in particolare tenendo presente la novità dell’operazione Mos maiorum, con un’azione repressiva che, nel colpire le reti criminali che sfruttano la drammatica situazione in Africa e Medio Oriente, mantenga però alto il livello di attenzione nel garantire i diritti dei migranti, che non possono essere confusi con i trafficanti di cui sono vittime;

a riprendere nelle sedi opportune la proposta, da più parti sollevata, di costituire sul territorio dei Paesi rivieraschi della sponda meridionale del Mediterraneo delle sedi di screening delle richieste di accesso alle frontiere comuni europee, che limiti il ruolo dei trafficanti nell’organizzare ai loro fini un fenomeno che comunque esiste e continuerà ad esistere;

a livello di politica estera, a sostenere le proposte di corridoi umanitari per i profughi, rendendo più praticabili i confini immediatamente limitrofi alle aree di crisi per chi fugge dalle persecuzioni facendo i passi opportuni presso i Paesi interessati, in primo luogo, oggi, la Turchia;

ad aumentare l’investimento in intervento umanitario, per evidenti ragioni di opportunità, che comprendono anche offrire un’alternativa alla partenza verso l’Unione europea;

a mantenere, infine, nel difficile contesto europeo e internazionale, alta la dignità dell’Italia nella sua tradizione diplomatica, storica e politica di agente di pace e di solidarietà nel Mediterraneo.

(6-00105)

(Testo modificato nel corso della seduta)  «Locatelli, Di Lello, Di Gioia, Pastorelli».