martedì 15 Aprile 2014

L’Irlanda e la ratifica del trattato di Lisbona


15 aprile 2014 Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012

 

Dichiarazione di voto

 

Signor Presidente, questo Protocollo sancisce il primato delle norme costituzionali irlandesi in materia di famiglia, diritto alla vita e diritto all’istruzione su quelle della Carta dei diritti fondamentali, che è parte del Trattato di Lisbona. Previene ogni intervento dell’Unione europea in materia di fiscalità e garantisce che non si condizioni né si pregiudichi la tradizionale politica di neutralità militare dell’Irlanda.

Nella sostanza, il popolo irlandese ha considerato troppo invasivo il Trattato di Lisbona ed ha posto delle condizioni per la sua accettazione, condizioni da accettare per il «sì» nel referendum irlandese. Pur non potendo fare a meno di tenere conto dei timori di questo popolo, noi socialisti dichiariamo il nostro voto favorevole ma non possiamo non esprimere preoccupazione per il processo di integrazione europea che, ancora una volta, è frenato dai particolarismi degli Stati nazionali.

Voglio ricordare il motto previsto dal Trattato costituzionale mai approvato e che, a mio parere, mantiene la sua validità e la sua bellezza. Dice: «Uniti nella diversità». Quel motto indicava chiaramente che l’Unione europea non significava perdita delle identità degli Stati nazionali, perché ciascuno con la propria storia, cultura, tradizioni, bellezze – e anche bruttezze – contribuisce all’Unione. Questi anni, al contrario, ci hanno mostrato che diversità e particolarismi sono prevalsi sul concetto di unità.

Però, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo interrotto il processo di un’integrazione sempre più vicina a favore del metodo di coordinamento aperto. Vi è la moneta unica, considerata grande conquista e fatta propria solo da due terzi dei Paesi membri, mentre la disoccupazione è cresciuta. Dunque, in queste condizioni cresce la disaffezione e l’ostilità verso questa Unione.

Dobbiamo cambiare. È ora di cambiare rotta e di impegnarci a cambiare le nostre politiche, perché abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa.