martedì 11 Ottobre 2016

Interrogazione su espulsione Iene dal Marocco


Iniziative di competenza presso le autorità del Marocco con riferimento alla recente vicenda relativa al sequestro di materiali e al trattamento riservato ad alcuni reporter della trasmissione televisiva «Le Iene»

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio innanzitutto gli onorevoli interroganti per avermi dato la possibilità di fornire tempestivi chiarimenti su quanto avvenuto due settimane fa ai due inviati della trasmissione de Le Iene, Luigi Pelazza e l’operatore Mauro Pilai, e che, grazie all’assistenza prestata dalla rappresentanza diplomatica italiana nel Paese, si è concluso nell’arco di appena 24 ore. I due inviati erano giunti in Marocco il 26 settembre scorso per realizzare un servizio televisivo sul fenomeno della prostituzione minorile in quel Paese; due giorni dopo sono stati sottoposti a fermo dalle autorità locali di polizia mentre stavano intervistando un minore marocchino all’interno di un appartamento situato nella città di Marrakech.
Pur comprendendo le lodevoli finalità del servizio che «le iene» intendevano realizzare, la situazione in cui si erano trovati, oltretutto senza autorizzazioni (così almeno asseriscono i marocchini), ha consentito alle autorità di intervenire immediatamente per compiere tutti gli accertamenti previsti dalla legge del Paese. Al momento del fermo i due reporter italiani sono stati privati dei telefoni cellulari, delle telecamere e del materiale registrato, che sono stati posti sotto sequestro dalla polizia, al fine probabilmente di accertarne i contenuti fotografici, audio e video. Una volta tornati in possesso dei propri telefoni, il signor Pelazza e il signor Pilai si sono messi in contatto con l’ambasciata d’Italia a Rabat, che da quel momento si è immediatamente attivata, anche attraverso il consolato generale d’Italia a Casablanca, per prestare loro la massima assistenza e anzitutto per accertarsi delle loro condizioni e per valutare le loro specifiche necessità.
Anche a seguito dell’interessamento della nostra rappresentanza diplomatica, nella tarda sera del 28 settembre i connazionali sono stati condotti dalle autorità di polizia locale all’aeroporto di Marrakech in vista dell’esecuzione di un provvedimento di espulsione. Su incarico del consolato generale a Casablanca, il viceconsole onorario a Marrakech li ha prontamente raggiunti sul posto e provveduto a fornire loro viveri e beni di prima necessità, considerato che tutti gli esercizi commerciali presenti in aeroporto erano chiusi per la tarda ora, ed intercedendo altresì presso le autorità sul posto al fine di garantire loro ogni possibile facilitazione. I connazionali sono dunque rimasti in aeroporto in attesa del volo di rientro in Italia, fissato inizialmente per venerdì 30 settembre. Per tutta la notte tra il 28 e il 29 settembre il consolato generale d’Italia a casa Casablanca e l’ambasciata d’Italia a Rabat hanno continuato a monitorare la situazione. Il signor Pelazza e il signor Pilai hanno potuto fare rientro Italia anticipatamente, già il 29 settembre, imbarcandosi su un volo per Monaco di Baviera alle ore 8,20 locali.
Come dicevo all’inizio del mio intervento, la vicenda si è risolta in solo 24 ore, il che era tutto fuorché scontato, considerate alle premesse alla base del fermo e gli esiti ben peggiori con cui si sono conclusi casi analoghi. Per quanto riguarda il materiale sequestrato, questo resta ancora a disposizione delle autorità marocchine, secondo le quali i connazionali erano privi di tutte le necessarie autorizzazione a filmare. Ove gli interessati volessero richiederne la restituzione, dovranno fare istanza alla competente giudiziaria autorità marocchina.
Vorrei concludere assicurando agli onorevoli interroganti e i due inviati delle trasmissione de Le Iene che l’ambasciata d’Italia a Rabat e il consolato generale a Casablanca restano a disposizione per ogni eventuale ulteriore forma di assistenza che possa rendersi necessaria.

La replica di Pia Locatelli

Signor sottosegretario, la ringrazio per questi chiarimenti che sono arrivati anche in tempi molto rapidi, come del resto è stato rapido l’intervento della nostra rappresentanza in Marocco per risolvere la questione. Avevamo presentato questa interrogazione perché davvero volevamo conoscere l’andamento di questi fatti e volevamo essere certi che non ci fossero state censure, che non ci fossero stati comportamenti scorretti da parte delle autorità marocchine nei confronti dei due inviati. E questa nostra richiesta veniva da una preoccupazione che va al di là di questo caso: noi vogliamo sempre, in tutte le situazioni, affermare la libertà dei media, libertà di informare e quindi libertà di indagare, ma ovviamente nel rispetto delle regole.
Allora, lei ci ha raccontato, mi pare in modo molto trasparente, come sono andati i fatti e le ragioni dell’espulsione: la mancanza di autorizzazioni a filmare e forse le preoccupazioni per questi fatti. Perché ? Sappiamo tutti che in Marocco, come in altri Paesi, c’è un problema che riguarda i minori, lo sappiamo bene, e immaginiamo che l’intervento di questi poliziotti – mi pare piuttosto numerosi, perché si parla di una decina di poliziotti – è stato determinato da una segnalazione (di solito capita così, perché è molto difficile che dieci poliziotti si piazzino fuori d’un appartamento), e ci sono due possibili interpretazioni per questa segnalazione, una positiva e una meno positiva, anzi negativa. La prima preoccupazione che ha dato luogo a questa segnalazione può essere stata dettata da una vera preoccupazione per il tema della prostituzione minorile in Marocco, una preoccupazione volta far emergere questo fenomeno e a bloccarlo (questa sarebbe una ragione positiva); noi però abbiamo anche un’altra preoccupazione, e non siamo in grado di dire quale sia l’interpretazione giusta: la nostra preoccupazione è che qualcuno abbia segnalato questo caso per impedire che questo fenomeno della Pag. 5prostituzione minorile emerga, venga svelato, per poter continuare questa pratica.
Ci sono queste due possibilità e noi speriamo che sia vera la prima, ma se fosse vera la seconda, allora dovremmo attivarci (noi, anche come rappresentanza italiana nel Paese del Marocco), per facilitare la restituzione del materiale. Infatti, se, da quanto affermano dai due inviati de Le Iene, si stavano trovando tracce e prove di questa prostituzione minorile, farla emergere contribuirebbe a combattere la prostituzione minorile, che è una cosa da fare, una cosa giusta, quindi sarebbe una sorta di forma positiva di collaborazione con le autorità marocchine, che dovrebbe essere da loro apprezzata. Lei ci ha raccontato che per avere questo materiale dovrebbero essere le stesse «iene» a presentare istanza per riavere il materiale: io le chiedo di fare tutto quanto è possibile per facilitare la restituzione di questo materiale, perché anche attraverso la verifica dei contenuti di questo materiale possiamo verificare se questo tema, questo dramma, si pone; sarebbe anche il contributo che noi, come Paese, diamo proprio alla giornata internazionale delle bambine. Certo, qui si tratta di prostituzione minorile maschile e femminile, mentre oggi è la giornata internazionale in difesa delle bambine. Ecco, sarebbe il nostro contributo. Ci siamo già segnalati, come Paese, per l’attenzione ai temi del lotta contro le mutilazioni genitali femminili; ci siamo segnalati come Parlamento per aver approvato all’unanimità una mozione contro i matrimoni precoci e forzati, questo sarebbe un altro contributo per fare in modo che il nostro Paese venga sentito come davvero amico e attore protagonista della lotta per difendere l’integrità fisica di bambini e bambine e la loro dignità.