lunedì 30 Marzo 2015

Iniziative per promuovere la parità di genere nello sport


30 marzo 2014 Mozioni Brunetta ed altri n. 1-00290, Roberta Agostini ed altri n. 1-00273, Vezzali ed altri n. 1-00319, Prataviera ed altri n. 1-00379 e Dorina Bianchi n. 1-00381: Iniziative per promuovere la parità di genere nel settore dello sport

 

Signor Presidente, la Carta dei diritti delle donne nello sport è in attesa di essere approvata dal Parlamento europeo da diciotto anni. Era il 1987 quando la Carta dell’unione italiana sport per tutti fu trasformata nella risoluzione delle donne nello sport, un primo passo per riconoscere ufficialmente le pari opportunità tra uomini e donne nel mondo sportivo, al quale, però, non ne sono seguiti altri e difatti stiamo ancora attendendo. Nonostante i progressi degli ultimi decenni, i dati a disposizione concordano sul fatto che quello dello sport resta un mondo prevalentemente maschile dove la parità di genere è ben lontana dall’essere raggiunta. Dal piano nazionale qui citato per la promozione dell’attività sportiva emerge che la popolazione che non esercita alcuno sport è pari al 40 per cento, percentuale che sale, però, al 44 per cento se si fa riferimento alla sola popolazione femminile, mentre la percentuale delle donne che praticano in modo continuativo un’attività sportiva è pari al 26 per cento. Gli uomini, invece, sono al 39 per cento, quindi il 50 per cento in più.

Ad un avvio precoce nella pratica sportiva simile, comune a bambini e a bambine, si contrappone, con il passare degli anni nella vita delle persone, la difficoltà per le donne a continuare in questa pratica perché subentrano gli impegni familiari e poi nascono i figli. E le donne sono penalizzate anche a livello dilettantistico, per gli impegni familiari e per quelli lavorativi, che non consentono di avere spazi liberi e spazi da dedicare a se stesse, sia per ragioni economiche, sia per la carenza di strutture facilmente raggiungibili – ancora una volta è questione di tempo –, sia – e questo è tragicamente ridicolo – per il divieto di accesso ad alcuni circoli sportivi. Infatti, esistono ancora circoli sportivi in cui l’accesso è consentito solo agli uomini. Eppure, siamo nel terzo millennio. Una penalizzazione che diviene ancora più evidente a livello professionale perché all’interno delle organizzazioni sportive sono poche le donne che occupano posizioni direttive e sono spesso tutti maschi i dirigenti di federazioni in cui, magari in proporzione ridotte, però le donne sono presenti. Non solo, i contratti, i livelli retributivi, le tutele appaiono così diversi, a svantaggio delle donne, da far apparire il mondo del lavoro produttivo come il paradiso della parità, ma sappiamo bene che non è così.

Infine, nello sport si sente ancora parlare di inclinazioni naturali delle donne che tengono le donne lontane dalle posizioni di vertice, dall’agonismo ai massimi livelli, dalle responsabilità, oppure che le orientano verso i ruoli in cui riescono meglio. Il cammino da compiere per la piena parità di genere e per la piena parità tra uomini e donne è ancora molto lungo, ma speriamo che l’approvazione di questa mozione unitaria, per la quale annunciamo il voto favorevole dei socialisti, possa farci compiere un altro piccolo, ma importante passo avanti.