martedì 3 Dicembre 2013

 Informativa urgente del Governo in merito alla vicenda del fermo di numerosi citta dini italiani in occasione della partita di calcio Legia Varsavia-Lazio, disputata a Varsavia il 28 novembre 2013


 

Signor Presidente, signora Viceministro, ci chiediamo come sia possibile che in un Paese civile come la Polonia, che fa parte dell’Unione europea, siano stati ignorati, o meglio, calpestati, i diritti di cittadini comunitari. Se infatti nulla si può dire sugli arresti dopo il lancio di sassi da parte di alcuni laziali nei confronti dei poliziotti polacchi, è del tutto arbitraria la decisione della polizia locale di fermare preventivamente i tifosi per evitare disordini: fermati oltre 200 supporter biancocelesti, di cui circa cinquanta rilasciati subito dopo l’identificazione, altri liberati dopo due giorni, una ventina ancora in carcere.

Uno dei ragazzi coinvolti nel fermo e rimpatriato domenica ci ha raccontato che nella retata sono finiti non solo i tifosi della Lazio, ma anche turisti, anziani, donne, come nel caso di due ragazze toscane portate in questura solo perché italiane. In un primo momento, è stato detto loro che li avrebbero scortati, accompagnati allo stadio, e loro si sono fidati. Invece sono stati condotti in commissariato dove sono stati sottoposti all’alcol test e al droga test. In seguito, sono stati fatti firmare loro dei fogli in lingua polacca e via, in carcere. I ragazzi arrestati, tra cui un po’ di minorenni, sono stati privati di oggetti personali, trasferiti in cella, privati di acqua e cibo per ventisei ore, e la possibilità di andare in bagno era limitata. Non va bene !

Ho qui il certificato di una copia del capo d’accusa: urla, rumore, ostacoli all’uso del marciapiede; letteralmente, se lo vuole vedere, Viceministra. Allora, non vorremmo che questo fosse un atteggiamento di rivalsa della polizia polacca per quello che è successo il 19 settembre a Roma.

Quindi, noi chiediamo che la Farnesina esiga che si faccia chiarezza su questo comportamento, che si faccia il possibile perché i ragazzi vengano immediatamente scarcerati e ritornino nel nostro Paese e, mentre condanniamo con fermezza – certo – sempre tutti gli atti di teppismo, noi con la stessa fermezza chiediamo il rispetto di quella che viene definita the rule of law. E lo chiediamo perché la polizia polacca dice di essersi comportata in modo conforme alle procedure legali in vigore. Allora, delle due l’una: o la polizia racconta balle – mi scuso per l’espressione– oppure lì valgono delle procedure legali che non sono quelle dei Paesi europei. Allora noi chiediamo che in questa verifica siano coinvolte anche le istituzioni europee.