giovedì 30 Marzo 2017

Fecondazione, nati i primi bimbi grazie alla diagnosi preimpianto


 

Sono nati i primi bambini grazie alla diagnosi pre impianto. La notizia è stata data dall’Associazione Luca Coscioni nel corso di una conferenza stampa che si è svolta alla Camera che ha visto la partecipazione di Filomena Gallo, del deputato del Psi Oreste Pastorelli e dei genitori dei tre bimbi: coppie fertili, ma affette da malattie trasmissibili, che, senza le sentenze dei tribunali, non avrebbero potuto accedere alla fecondazione assistita e alla diagnosi sugli embrioni.

Prima della sentenza 96/2015 della Corte Costituzionale, infatti, la legge 40 non prevedeva la diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di patologie geneticamente trasmissibili, come Valentina e Fabrizio, una delle due coppie. Inoltre, prima del 2012 mai nessun tribunale aveva affermato l’obbligo per le strutture che fornivano servizi di Pma di garantirne l’accesso alle coppie che chiedevano la diagnosi preimpianto, come nel caso dell’altra coppia. Ad oggi in Italia il Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita conta un totale di 359 centri, di cui sono solo 43 quelli che effettuano la diagnosi genetica preimpianto.

“Questa è una bella giornata  – ha commentato Pia Locatelli – perché vediamo concretamente i risultati di una battaglia iniziata nel 2005, quando assieme ai radicali  e all’Associazione Coscioni, avviammo la campagna referendaria per l’abrogazione della legge 40 sulla fecondazione assistista. Una legge oscurantista, voluta da un governo di centro destra, che ha bloccato la ricerca e provocato tante sofferenze e difficoltà alle coppie che volevano un figlio, costringendole ad andare all’estero o a ricorrere ai tribunali per vedere realizzato il loro desiderio. Quella legge è stata lentamente smantellata pezzo per pezzo, non dalla politica, ma dai giudici, dai tribunali, dalle sentenze. E questa è una grave colpa di tutto il parlamento. E dobbiamo dire grazie all’Associazione Coscioni che in tutti questi anni non si è mai arresa, offrendo aiuto e assistenza legale a tutte quelle coppie che si vedevano negata la possibilità di diventare genitori. Oggi questi genitori sono qui e ci sono proprio grazie a quelle sentenze dei tribunali che hanno permesso la diagnosi preimpianto degli embrioni,consentendo la nascita id bambini che non sarebbero mai nati”.

“Noi socialisti ci siamo sempre opposti alla legge 40. Lo abbiamo fatto nelle precedenti legislature e lo abbiamo fatto in questa firmando una proposta di legge, presentando interrogazioni alla Ministra della salute perché venisse consentito l’anonimato dei donatori e per venire a conoscenza del numero degli embrioni sui quali è stata applicata la diagnosi preimpianto e di quelli considerati non idonei. Ancora non abbiamo avuto risposte ma andremo avanti. Così come continueremo a batterci perché la PDG venga inserita nei LEA e sia disponibile gratuitamente su tutto il territorio. Questi genitori e i loro bambini sono la prova più bella che stiamo andando nella giusta direzione”.

Filomena Gallo ha ricordato che le tematiche della procreazione assistita “negli anni hanno incontrato maggiori resistenze da parte della politica rispetto all’opinione pubblica: basti pensare che da una recente survey condotta da Swg su un campione di 1.000 cittadini italiani, ben il 72% si dichiara favorevole alla diagnosi genetica preimpianto e il 57% considera importante la donazione alla ricerca scientifica degli embrioni non utilizzati, invece di lasciarli congelati indefinitamente. Una politica decisamente sorda rispetto ai diritti della donna e della coppia in tema di salute, diritto alle cure, principio di uguaglianza, genitorialità – incalza Gallo – e una legge, la 40/2004 appunto, con la quale siamo costretti a fare i conti spostando la discussione, il confronto e la battaglia nei tribunali. Resta dunque un vuoto normativo su tanti fronti e molte sono le richieste inascoltate. Un esempio su tutti: i nuovi Lea che includono le tecniche di Pma tra le prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale, ma non la diagnosi preimpianto e i test genetici, creando così una condizione di evidente discriminazione”.

Pia Locatelli ha depositato un’interrogazione parlamentare affinché il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, renda noti i dati sulla diagnosi preimpianto e il numero di embrioni/blastocisti crioconservati non idonei per una gravidanza, oltre che per sapere se nella prossima relazione saranno resi noti anche i dati relativi alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche che, in virtù della sentenza della Corte Costituzionale, dal 2015 possono accedere a tali trattamenti.

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