martedì 19 Novembre 2013

Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza


19 novembre 2013 Mozioni Nicchi ed altri n. 1-00245, Scuvera ed altri n. 1-00108, Brambilla, Taglialatela ed altri n. 1-00244, Antimo Cesaro ed altri n. 1-00249, Silvia Giordano ed altri n. 1-00250 e Rondini ed altri n. 1-00251: Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

 

Signor Presidente, ho seguito con attenzione la presentazione delle mozioni, fatta dalle colleghe e da qualche collega, sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Presentano dati allarmanti, se pensiamo che l’Italia fa parte del club dei Paesi potenti e ricchi. Quasi due milioni di minorenni vivono in situazioni di povertà, un terzo di essi in povertà assoluta e la maggioranza nel Mezzogiorno. Siamo al ventiduesimo posto, su ventinove Paesi presi in considerazione, Paesi ricchi, siamo uno dei Paesi del G8. I più poveri tra i poveri sono i figli degli immigrati, i figli di famiglie numerose, ne ha già parlato la collega Binetti, i figli di famiglie monoparentali e il genitore solo è, di solito, una madre.

Save the children, nel suo rapporto di maggio di quest’anno, ci indica alcune delle ragioni che determinano queste situazioni di povertà. Ne voglio evidenziare una, che considero pesante come un macigno: il basso tasso di occupazione femminile del nostro Paese. In Italia questo tasso non arriva al 50 per cento, che significa che meno di una donna su due in età da lavoro ha un lavoro. Troppe donne prive di lavoro comportano, allo stesso tempo, meno figli e più bambini poveri.

Affrontare il tema del lavoro femminile significa capire che le buone politiche per l’occupazione femminile diventano subito politiche per le famiglie, nelle varie forme che le famiglie possono avere, e, quindi, buone politiche per i minori. Contrastare la povertà minorile, promuovendo i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, significa, quindi, attivare politiche per l’occupazione femminile, promuovere la conciliazione vita-lavoro e ripensare la struttura della spesa, spostando risorse dalle vecchie generazioni a quelle più giovani, a partire dal sostegno alle famiglie. È una sfida che insieme è vecchia e nuova, che è quella della riforma dello Stato sociale, ed è una sfida che, in primis, è culturale e poi è finanziaria e politica.