giovedì 17 Ottobre 2013

Diffamazione, no al carcere per i giornalisti


17 ottobre 2013 Modifiche alla legge n. 47 del 1948, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante

Dichiarazione di voto

Questa riforma doveva essere fatta da tempo, da tanto tempo, purtroppo, però, la tempestività non è una caratteristica che segna i lavori del nostro Parlamento: è un ritardo grave. È, comunque, una riforma importante, estremamente importante, perché si propone di garantire effettività a diritti di rilevanza costituzionale di due parti in conflitto: chi dà la notizia e chi è vittima della notizia data, entrambe, però, titolari di diritti costituzionali. Infatti, da un lato, si tratta di garantire il diritto di libertà di espressione e di critica e, dall’altro, di tutelare l’onore, la dignità della persona offesa da notizie non vere o da giudizi diffamatori. Una composizione è sicuramente difficile.

Questo provvedimento tende a contemperare queste due giuste esigenze, eliminando il rischio del carcere per i giornalisti.

Guardate, un giornalista in carcere non è segno di civiltà di un Paese, però, bisogna prevedere – ed è prevista – una pena pecuniaria di una certa consistenza che ha l’obiettivo prima di disincentivare e poi di punire comportamenti gravemente scorretti quando si danno certe notizie veramente diffamatorie. La pena pecuniaria si accompagna alla pena accessoria dell’interdizione temporanea dall’esercizio della professione per un massimo di sei mesi.

La riforma contiene un altro punto qualificante, la disposizione che conferisce all’adempimento o alla richiesta di rettifica da parte della persona diffamata la natura di causa di esclusione della punibilità, anche se questa rettifica è uno strumento che rimane a tutela della parte offesa, alla quale è lasciata la libera scelta di utilizzarla o meno.

Per questi punti qualificanti, noi Socialisti voteremo a favore di questo provvedimento, ma voglio «spendere» una sorta di rammarico per due emendamenti non accolti, ma che sicuramente avrebbero migliorato il testo. Mi riferisco all’emendamento presentato da Zampa: i sei mesi previsti da questo emendamento avrebbero davvero migliorato questo testo; e poi ad un altro emendamento, l’emendamento Pisicchio, che, se accolto, prevedendo l’istituzione del giurì per la correttezza dell’informazione, avrebbe davvero costituito un salto di qualità. Peccato.

Comunque voteremo a favore di questo provvedimento, perché è un passo avanti rispetto alla disciplina rigida che è ora in vigore.