martedì 22 Ottobre 2013

Consiglio europeo, più fondi per la ricerca


22 ottobre 2013 Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 24 e 25 ottobre 2013

 

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, la sua comunicazione riflette la ricchezza dell’agenda del prossimo Consiglio europeo: cinque punti, tutti importanti, a partire dalla priorità delle politiche migratorie e di asilo. Siamo d’accordo sui quattro impegni che lei andrà a chiedere al Consiglio europeo.

Parlate poi, come secondo punto, del mercato unico digitale, della sua assenza e dei costi di questa assenza: 110 miliardi di euro. Noi, però, vorremmo richiamare altrettanta attenzione su un altro mercato unico, quello delle merci più preziose che abbiamo, il mercato della conoscenza, e parlo del SER, lo Spazio europeo della ricerca, dove i ricercatori e le ricercatrici possono muoversi senza alcuna barriera. Il nostro Paese ha un dovere in più degli altri Paesi per realizzare questo spazio, perché questo progetto porta la paternità italiana di Antonio Ruberti, Rettore dell’università La Sapienza, poi Ministro socialista, poi Commissario europeo della ricerca. Un progetto che lanciò a cavallo degli anni Ottanta-Novanta, che rimase dormiente per un po’ di tempo e poi fu ripreso per un settimo programma quadro delle cui linee guida fui relatrice al Parlamento europeo.

Con quel programma quadro fu stanziato il 40 per cento in più dei fondi.

Allora ci illudevamo che il 3 per cento sarebbe stato una linea raggiungibile di investimento per la ricerca, ma la crisi economica e le politiche di austerità hanno avuto un drastico impatto e sono crollati, per l’investimento pubblico, allo 0,72 per cento del PIL europeo.

Presidente Letta, noi le chiediamo di realizzare l’inversione di tendenza per la ricerca che è già avviata nel campo dell’istruzione e della cultura e le chiediamo anche di andare in Europa a chiedere la stessa cosa: più fondi per la ricerca e per lo sviluppo. Non è azione velleitaria, ma è politica per la competitività, per lo sviluppo, ma, soprattutto, per l’occupazione giovanile. Puntare sulla ricerca significa dare speranza ai giovani e significa dire che c’è futuro