mercoledì 21 Giugno 2017

Commissione d’inchiesta sulle banche


Che qualcosa non abbia funzionato a dovere nel sistema finanziario e creditizio del nostro Paese, soprattutto in relazione al trauma della crisi del 2008, è indiscutibile. Ne sono prova evidente quanto avvenuto con alcuni istituti di credito, finiti sull’orlo del default, e le conseguenze subite dagli investitori, anche per la concomitante entrata in vigore del bail-in. Inutile ricordare il disastro del Monte dei Paschi di Siena, di Banca Etruria e delle popolari venete, e quanto tutto ciò potrebbe costare alle finanze pubbliche, oltre che ovviamente ai risparmiatori.

Se da un verso è indubbio che le conseguenze della crisi hanno colpito più duramente alcuni Paesi come l’Italia, più fragili economicamente e finanziariamente, è altrettanto chiaro che nei casi sopracitati si sono quanto meno aggiunti errori gravi e ripetuti di gestione, e in alcuni casi di malversazione. Quello che va certamente approfondito è il tema delicatissimo del controllo pubblico: ovvero se non è stato sufficientemente approfondito, oppure se gli organismi preposti non abbiano gli strumenti necessari per incidere efficacemente in questi casi.

Per questa ragione noi socialisti sosteniamo la scelta di una Commissione d’inchiesta: è assolutamente necessario fare luce sui casi di cattiva gestione del risparmio, sulla mancanza di morigeratezza gestionale, sugli errori del passato, per indicare e per correggere; perché è assolutamente intollerabile che i risparmiatori e i contribuenti vengano chiamati a patire le conseguenze delle commistioni di interessi e delle scelte azzardate speculative. E forse questa è anche l’occasione per rimettere in discussione la possibilità di partecipazioni azionarie delle banche nelle imprese, e viceversa; per capire se l’interesse nazionale non richieda il ripristino, anche sotto altre e più aggiornate forme, di quel divieto che ci fece uscire dalla crisi del 1929, e che rafforzò per oltre mezzo secolo il fragile nerbo del sistema produttivo e creditizio italiano, salvaguardandone la reciproca indipendenza.