venerdì 20 Dicembre 2013

Cie di Lampedusa, rispettare la dignità umana


21 dicembre 2013 Informativa urgente del Governo sul trattamento riservato ai migranti nel Centro di soccorso e di prima accoglienza di Lampedusa, come emerso in un recente filmato trasmesso dalla RAI

 

Signor Presidente, signor Ministro, mio zio Mario, sopravvissuto ai campi di concentramento in Germania, raccontava, a proposito di questa sua tragica esperienza, di come, con altri deportati, fosse periodicamente costretto a spogliarsi, a esporsi nudo all’aperto per essere investito da getti d’acqua gelata, d’estate e d’inverno. All’epoca, ero bambina e probabilmente mio zio raccontava altre cose terribili, ma a me è rimasto impresso questo episodio, questa immagine; un’immagine che mi si è presentata avanti agli occhi nuovamente quando ho visto il video trasmesso dal Tg2 su Lampedusa. Non voglio fare paragoni tra il centro di prima accoglienza e l’orrore dei lager nazisti, ma il trattamento riservato a centinaia di migranti inevitabilmente mi ricorda quei metodi, quelle maniere.

Sono stata al centro di prima accoglienza di Lampedusa nei primi giorni di ottobre, all’indomani del naufragio dove hanno perso la vita 366 persone. Già allora, con i colleghi dell’intergruppo sull’immigrazione, denunciammo le condizioni critiche del centro – ne ha parlato il collega Marazziti –, ma non mi pare sia cambiato nulla da allora. Quanto avvenuto ci fa orrore, ma non dovrebbe sorprenderci più di tanto. È noto che nei centri non sono accolte ma rinchiuse per settimane e mesi persone che affrontano viaggi interminabili e pericolosi per fuggire da violenze, guerre, miseria, o semplicemente per trovare una vita migliore. Bene dunque ha fatto, signor Ministro, a revocare immediatamente la gestione del centro ai responsabili di questo trattamento. Giusta reazione, ma è chiaro che l’intera impostazione della materia è da rivedere, a partire dalla legislazione vigente, che va cambiata al più presto, perché non possiamo ridurre tutto o quasi ad una questione economico-organizzativa.

L’immigrazione non può essere un business nelle mani di persone prive di scrupoli – e mi riferisco agli scafisti – o persone che dimostrano di essere prive di sensibilità quanto al rispetto della dignità umana, come avvenuto nel caso di Lampedusa. Lo dico nella consapevolezza della complessità dei problemi che le migrazioni comportano e pure del fatto che la garanzia di un trattamento umano non è qualche cosa che si acquisisce, stanziando maggiori fondi