Mozioni e risoluzioni – Pia Locatelli http://www.pialocatelli.info Una Socialista europea alla Camera per una Sinistra europea al Governo Fri, 30 Mar 2018 08:35:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.0.3 Violazione dei diritti umani in Cambogia http://www.pialocatelli.info/violazione-dei-diritti-umani-in-cambogia/ http://www.pialocatelli.info/violazione-dei-diritti-umani-in-cambogia/#respond Tue, 12 Dec 2017 11:20:58 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=6133
Martedì 12 dicembre 2017, seduta n. 899

La III Commissione,

premesso che:

la Corte Suprema cambogiana ha ordinato lo scioglimento del principale partito di opposizione, il Partito cambogiano di salvezza nazionale (CNRP), accogliendo una richiesta del Ministero dell’interno in relazione a un presunto tentativo di far cadere il Governo con una rivoluzione popolare;

il verdetto è largamente considerato frutto di un uso politico della magistratura da parte del Governo ed una forma di ritorsione del primo ministro Hun Sen di fatto per punire il CNRP per essersi opposto alla sua riforma costituzionale;

con lo scioglimento del CNRP viene eliminata qualunque opposizione parlamentare al Governo e qualsiasi ostacolo alla riconferma del Primo ministro Hun Sen, ininterrottamente al potere dal 1985, essendo le prossime lezioni previste per il mese di luglio 2018;

è stato arrestato il leader del CNRP, Kem Sokha, in violazione della sua immunità parlamentare; lo scioglimento del CNRP viola il principio stesso della rappresentanza parlamentare su cui si basano tutte le democrazie, interrompe il processo di democratizzazione della Cambogia e riporta le lancette dell’orologio indietro a prima del 1991, quando venne firmato il trattato di pace con gli Accordi di Parigi;

i 55 seggi sottratti al CNRP sono stati ridistribuiti ad altri partiti senza che vi sia stato un nuovo turno elettorale,

impegna il Governo:

a esprimere in tutte le sedi opportune la preoccupazione per la repressione politica in Cambogia e per le misure restrittive nei confronti di partiti, esponenti politici, organizzazioni per i diritti umani, giornali e stazioni radio e per l’arresto e la detenzione del leader del CNRP, Kem Sokha;

a chiedere maggiori e veritiere informazioni relative al processo a carico di Kem Sokha e degli altri oppositori politici e garanzia di un giusto svolgimento del processo stesso;

ad esprimere, nelle competenti sedi, la propria netta contrarietà alla decisione di sciogliere il CNRP e di ridistribuire, ad avviso della firmataria del presente atto, arbitrariamente, i seggi ad altri partiti minori;

a coordinarsi con altri Paesi europei, in particolare quelli che hanno firmato gli Accordi di pace di Parigi sulla Cambogia (Francia, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Polonia) per creare le condizioni per la ripresa del processo di democratizzazione in Cambogia, a partire dallo svolgimento di elezioni libere e giuste per il popolo cambogiano.
(7-01419) «Locatelli».

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Risoluzione contro la violenza alle donne http://www.pialocatelli.info/mozione-contro-la-violenza-alle-donne/ http://www.pialocatelli.info/mozione-contro-la-violenza-alle-donne/#respond Tue, 07 Nov 2017 15:11:41 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5865 Premesso che

la violenza contro le donne è un fenomeno drammatico che colpisce le donne di tutti i Paesi, di tutte le condizioni sociali, economiche e culturali, di tutte le età, a partire dai primissimi anni di vita;

i dati relativi al nostro Paese, forniti dal Presidente dell’Istat nell’audizione del 27 settembre 2017 presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere del Senato, hanno evidenziato la gravità del fenomeno, in particolare della violenza domestica;

delle 149 vittime di omicidi volontari nel 2016, quasi 3 su 4 sono stati commessi nell’ambito familiare: 59 donne sono state uccise dal partner, 17 da un ex partner e altre 33 da un parente e, per la relazione tra vittima e autore, questi delitti possono essere definiti “femminicidi” secondo la Classificazione Internazionale dei reati (il femminicidio è “un omicidio di una donna compiuto nell’ambito familiare, ovvero dal partner, da un ex partner, o da un parente”);

se la violenza è la forma più estrema della manifestazione della disuguaglianza tra uomini e donne ed il femminicidio la forma più estrema della violenza contro le donne, ad essi si accompagnano molte altre gravi forme violente;

la “misurazione” della violenza, che è fenomeno antico, è un fatto recente nel nostro Paese. La prima indagine risale al 2006, la seconda, arricchita da riferimenti alle donne straniere e alle donne disabili, al 2014. La violenza è fenomeno difficile da misurare perché non riconosciuto nella sua gravita dal contesto in cui avviene e soprattutto perché rimane sommersa proprio per la vicinanza tra vittima e autore nella stragrande maggioranza dei casi;

secondo l’Istat quasi sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito qualche forma di violenza, fisica o sessuale, dalle meno alle più gravi o gravissime: molestie fisiche e sessuali, tentati stupri, stupri, altre forme di abusi sessuali. In più di un milione di casi (1 milione e 157mila) si è trattato delle forme più gravi: stupro (3,0%; 652mila) e tentato stupro (3,5%; 746mila). Gli autori delle violenze più gravi sono prevalentemente i partner o gli ex parnerner;

le minori non vengono risparmiate: il 10,6 per cento delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni;

anche la violenza assistita è in aumento: secondo l’Istat la percentuale di minori che hanno assistito a episodi di violenza sulla propria madre è passata dal 60,3% al 69% tra il 2006 e il 2014 e i e le minori direttamente coinvolti dal 15,9% al 24,6%, il che fa prevedere un perpetuarsi del fenomeno in quanto vi è relazione diretta tra vittimizzazione vissuta e assistita e comportamento violento adulto.

le donne di origine straniera condividono con le italiane la stessa intensità della violenza subita essendo identica la percentuale dei casi violenti ma le seconde mostrano percentuali di denuncia e di richiesta di aiuto ai centri antiviolenza più alte: rispettivamente 17.1% contro l’11, 4% e 6.4% contro il 3,2%;

le migrazioni portano con sé culture, tradizioni e norme sociali. In alcuni casi la cultura d’origine viene progressivamente abbandonata, in altri diventa espressione identitaria e le norme sociali dei Paesi di origine vengono confermate quando non rafforzate; per questa ragione le bambine e le ragazze di origine straniere presenti nel nostro Paese sperimentano forme di violenza dovute a pratiche tradizionali dannose come le mutilazioni dei genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati;

la violenza sulle donne si manifesta anche sul posto di lavoro: in una rilevazione del 2016 l’Istat stima che siano quasi un milione e mezzo le donne che hanno subito molestie, anche in forma di ricatti, nella loro vita lavorativa in una percentuale che si avvicina al 10% ma solo lo 0,7% ha denunciato di esserne stata vittima;

conoscere il fenomeno nei suoi aspetti quantitativi e qualitativi è indispensabile per capire le cause ed i contesti in cui maturano questi crimini e consentire l’elaborazione di efficaci politiche di prevenzione e di contrasto, oltre che di repressione:

il Parlamento Italiano nel maggio 2013 ha ratificato all’unanimità la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza contro le donne e la violenza domestica, adottata il 7 aprile 2011 (c.d. Convenzione di Istanbul) e che la stessa attua una strategia di intervento che privilegia la prevenzione del fenomeno, e soprattutto la protezione delle vittime,

impegna il Governo a

implementare il contenuto nella Convenzione d’Istanbul nel rispetto dello spirito della stessa, secondo le previste linee guida necessarie ad un’efficace lotta alla violenza di genere e in particolare contro le donne con misure di prevenzione, protezione, repressione, monitoraggio e integrazione delle singole politiche;

accelerare la predisposizione, la presentazione e l’attuazione del nuovo Piano Nazionale contro la violenza, le molestie, lo stalking, gli atti persecutori, i maltrattamenti sulle donne, con attenzione alle diverse età, fondato sulla prevenzione, protezione, assistenza e certezza della pena, prevedendo un’organica risposta a livello territoriale, che coinvolga associazioni, centri antiviolenza, reti, movimenti ed istituzioni al fine di rendere omogenee l’assistenza e la protezione delle donne e dei loro familiari, in particolare i e le minori;

promuovere campagne di educazione, sensibilizzazione e di promozione della consapevolezza sui temi della violenza di genere soprattutto fra le giovani generazioni perché siano in grado di cogliere presto segnali premonitori (early warnings) di una relazione violenta;

promuovere, in collaborazione con le amministrazioni pubbliche, le imprese e le organizzazioni sindacali, campagne di sensibilizzazione sui luoghi di lavoro in tema di molestie, atti persecutori e violenze;

prevedere risorse e corsi per la formazione del personale sanitario, di polizia e dell’amministrazione giudiziaria e di tutti i soggetti coinvolti per assistere e accompagnare adeguatamente le vittime della violenza dal momento immediatamente successivo ai fatti violenti sino alla conclusione del procedimento giudiziario;

prevedere misure di assistenza psicologica e sociale, sostegno economico e logistico (abitazione), facilitazioni per l’accesso al lavoro per le vittime di violenza e di violenza assistita, e dei loro familiari, in particolare le e gli orfani di femminicidio;

introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado specifici progetti e corsi  di educazione all’affettività e alle relazioni interpersonali e tra i generi basate sui principi di uguaglianza e libertà, nel rispetto delle differenze di genere, dell’orientamento sessuale e di tutte le diversità;

intraprendere una immediata iniziativa normativa al fine di escludere l’applicazione dell’istituto dell’estinzione del reato per condotte riparatorie al delitto di atti persecutori, introdotto dall’articolo 162-ter del codice penale, previsto e punito dall’articolo 612-bis del codice penale;

prevedere un regolare e sistematico monitoraggio statistico con frequenza definita, che includa indicatori specifici per valutare il fenomeno nella sue diverse manifestazioni, comprese le forme di violenza sulle donne e le bambine di origine straniera, vittime di pratiche tradizionali dannose come le mutilazioni dei genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati;

prevedere nei reparti di pronto soccorso degli ospedali, nei commissariati e nelle stazioni dei carabinieri la presenza di personale femminile dedicato ed in ogni procura sezioni specializzate in tema di reati di violenza sulle donne e unità specifiche per la valutazione dei dati della violenza contro le donne e dei tempi relativi ai procedimenti ad essi riferiti.

 

Pia Locatelli

Michela Marzano

Oreste Pastorelli

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Risoluzione sulle discriminazioni della comunità LGBT in Cecenia http://www.pialocatelli.info/risoluzione-sulle-discriminazioni-della-comunita-lgbt-in-cecenia/ http://www.pialocatelli.info/risoluzione-sulle-discriminazioni-della-comunita-lgbt-in-cecenia/#respond Fri, 06 Oct 2017 10:20:24 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5784

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01359

presentato da

LOCATELLI Pia Elda

testo di

Venerdì 6 ottobre 2017, seduta n. 865

La III Commissione,

premesso che:

dopo due guerre d’indipendenza combattute contro la Federazione Russa, la Cecenia è divenuta una repubblica semi-autonoma sotto il controllo di Ramzan Kadyrov, sostenuta e protetta da Vladimir Putin;

la Repubblica Cecena fa parte della Federazione Russa e condivide con essa gli impegni presi sotto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo;

un dossier pubblicato nel 2016 dal Memorial Human Rights Center descrive la Repubblica Cecena come uno «Stato totalitario dentro uno Stato»;

il 1° aprile 2017, il giornale russo indipendente Novaya Gazeta ha reso noto che nella Repubblica Cecena sono attivi almeno 6 centri di detenzione illegale dove almeno 100 persone presunte gay sono state detenute illegalmente e torturate;

immediatamente dopo l’annuncio del giornale di opposizione russa, l’agenzia di informazione indipendente Interfax, con sede a Mosca, ha riportato alcune dichiarazioni del portavoce di Kadyrov, Alvi Karimov, che, oltre a negare l’accaduto, poiché in Cecenia «non esisterebbero omosessuali», ha affermato che se esistessero, le autorità non dovrebbero intervenire perché «ci penserebbero le famiglie a mandarli in luoghi da dove non vi è ritorno»;

secondo un rapporto pubblicato nel maggio 2017 da Human Rights Watch, gli arresti illegali di presunti uomini gay sono iniziati alla fine di febbraio 2017, ma altre fonti fanno risalire l’inizio delle persecuzioni al dicembre 2016;

secondo Human Rights Watch alcuni degli uomini arrestati sospettati di essere gay sono stati torturati e quindi «restituiti» alle famiglie, le quali sono state incoraggiate a commettere una sorta di «delitto d’onore»;

Novaya Gazeta afferma di avere prove di almeno 6 persone morte in conseguenza delle persecuzioni delle autorità cecene, ma Elena Milashina, la giornalista autrice degli articoli, ha dichiarato a Huffington Post Italia che le vittime potrebbero essere anche 50;

il 3 aprile 15 mila persone si sono riunite in una moschea di Grozny, capitale della Repubblica Cecena, e hanno condannato Novaya Gazeta perché avrebbe «insultato le fondamenta centenarie della società cecena e la dignità dei ceceni» e che i colpevoli «saranno puniti ovunque si trovino senza limitazioni». In conseguenza di queste e altre minacce Elena Milashina è stata costretta a lasciare la Federazione Russa e vive ora in una località sconosciuta;

il 15 aprile 2017 Jambulat Umarov, ministro della stampa e dell’informazione ceceno, ha chiesto su Instagram a Novaya Gazeta di scusarsi con il popolo ceceno per aver parlato delle atrocità, soprattutto per aver insinuato che possano esistere persone gay in Cecenia, affermazione definita dal ministro come una «lurida provocazione»;

il 21 aprile 2017 il Sottosegretario agli affari del Commonwealth Sir Alan Duncan ha reso note al Parlamento britannico altre dichiarazioni del leader ceceno Ramzan Kadyrov: su una emittente locale avrebbe sostenuto di voler eliminare la popolazione omosessuale cecena entro l’inizio del Ramadan;

in una intervista al leader della Repubblica autonoma cecena andata in onda sul canale televisivo statunitense HBO, Kadyrov – seguitando a negare l’esistenza di persone omosessuali in Cecenia – ha dichiarato: «Non ci sono gay in Cecenia, e se ci sono, portateli via in Canada, per grazia di Allah, lontano da noi, per depurare il sangue del popolo ceceno»;

il Russian LGBT Network ha dato vita a una hotline per raccogliere le testimonianze di sopravvissuti che hanno riferito di essere stati sottoposti ad elettroshock e picchiati con bastoni e tubi di plastica, di essere stati ricattati per mesi e di aver dovuto pagare migliaia di rubli per essere lasciati in vita;

i sopravvissuti hanno denunciato altresì di essere stati utilizzati per intercettare e arrestare altri gay attraverso i loro telefoni cellulari;

riferendo davanti alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato e al Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, il 18 e 19 luglio 2017, l’esponente del Russian LGBT Network Igor Kochetkov ha sottolineato con preoccupazione il richiamo, che trova precedenti nella follia nazista, alla «pulizia» delle minoranze sessuali in Cecenia;

l’11 maggio 2017, l’attivista italiano Yuri Guaiana, insieme agli attivisti russi Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko, è stato fermato dalla polizia mentre tentava di consegnare alla Procura generale a Mosca le firme raccolte attraverso una petizione online per sollecitare l’avanzamento dell’inchiesta federale sul pogrom antigay in Cecenia;

il 18 maggio 2017 il Parlamento europeo in una risoluzione ha espresso preoccupazione per queste notizie e condannato le dichiarazioni delle autorità cecene che tollerano o incoraggiano la violenza contro le persone LGBTI. I parlamentari europei chiedono la fine immediata delle detenzioni e delle torture, l’avvio di un’inchiesta in Russia e un contributo alle indagini da parte dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. Dello stesso tenore è la presa di posizione di alcuni leader europei (tra cui quelli di Germania, Francia e Regno Unito) e dei rappresentanti di varie istituzioni intergovernative, tra cui l’Unione europea, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e le Nazioni Unite;

ad oggi il Russian LGBT Network ha aiutato oltre 60 persone a lasciare la Cecenia, ma secondo Human Rights Watch potrebbero essere rintracciate dalle forze di sicurezza cecene o dai loro familiari e per questo devono vivere nascoste e non possono cercare un lavoro in Russia restando totalmente dipendenti dalle associazioni LGBTI;

secondo il Russian LGBT Network agli inizi di luglio gli arresti sono ripresi,

impegna il Governo:

a porre l’attenzione in tutte le sedi e i fori internazionali, la questione delle violazioni dei diritti umani contro il popolo ceceno e la sua comunità LGBTI;

ad assumere tutte le iniziative necessarie per promuovere forme di collaborazione con le organizzazioni per i diritti umani che danno assistenza alle vittime dei fatti denunciati in premessa, offrendo la disponibilità dell’Italia ad accogliere e ad assistere le vittime e le potenziali vittime del pogrom antigay ceceno.
(7-01359) «Locatelli, Quartapelle Procopio, Pastorelli, Marzano».

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Egiziani spiati nel corso della riunione Euromed Rights, http://www.pialocatelli.info/egiziani-spiati-nel-corso-della-riunione-euromed-rights/ http://www.pialocatelli.info/egiziani-spiati-nel-corso-della-riunione-euromed-rights/#respond Tue, 12 Sep 2017 16:28:14 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5705
Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-03213

presentato da

LOCATELLI Pia Elda

testo di

Martedì 12 settembre 2017, seduta n. 848

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
il 20 e 21 maggio si è tenuta a Roma una riunione di lavoro organizzata da Euromed Rights, un’autorevole rete euro-mediterranea per i diritti in senso lato che riunisce 70 organizzazioni di società Europee, del Maghreb e del Mashrek, impegnata nel rafforzare il ruolo della società civile e promuovere i diritti umani nell’ambito della partnership euro-mediterranea e della politica europea di vicinato;
il workshop era dedicato alle opportunità di cooperazione nella regione euro-mediterranea, riguardo alla situazione dei diritti umani, civili, politici, economici, sociali e culturali nella regione e dunque anche in Egitto;
erano presenti accademici, ricercatori e rappresentanti di organizzazione di società civile impegnate sui diritti umani in Italia, Danimarca, Tunisia, Palestina, Germania e Belgio, fra i quali alcune figure autorevoli come Kamel Jendoubi, presidente onorario di EuroMed Rights, Bahey el-Din Hassan, direttore del Cairo Insitute for Human Rights Studies, Marc Schade-Poulsen, direttore esecutivo di EuroMed Rigths, l’avvocato Khaled Ali, l’accademico in scienze politiche Amr Hamzawy, Mohamed Zaree, avvocato dei diritti umani e presidente della Arab Organisation for Criminal Reform, Ahemd Samih, direttore esecutivo dell’aAndalus Institute for Tolerance and Anti-Violence Studies, Nancy Okail, direttore esecutivo del Tahrir Institute for Middle East Policy e Moataz El Fegiery, coordinatore di Front Line Defenders MENA Protecion;
la riunione faceva parte del programma di lavoro interno di Euromed Rights e non era stata dunque pubblicizzata se non fra le persone che vi hanno preso parte;
al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Fiumicino uno dei partecipanti è stato avvicinato da una persona che qualificatasi come giornalista egiziano ha insistito pesantemente per accompagnarlo in albergo. Di fronte al cortese rifiuto, il sedicente giornalista è riuscito a interloquire con il tassista, riuscendo a carpire l’indirizzo dell’hotel dove la persona era diretta. Così facendo, accompagnato da un fotografo e da un’altra persona, ha potuto raggiungere l’albergo dove si teneva la riunione e con uno stratagemma farsi consegnare dalla reception la lista completa dei partecipanti;
il 22 maggio articoli diffamatori sono apparsi su numerosi quotidiani egiziani, dettagliatamente documentati con foto scattate a Roma. Detti articoli accusano, fra l’altro, i partecipanti egiziani di aver preso parte a un incontro teso a «pianificare uno stato di caos e di instabilità in Egitto nel prossimo periodo, prima delle elezioni presidenziali»;
nei giorni successivi, sul suo profilo «Facebook», Nancy Okail – accademica e direttore del Tahir istitute for Middle East policy sarebbe stata pesantemente insultata e minacciata per aver denunciato quanto accaduto a Roma;
ancora è viva e senza colpevoli l’oscura vicenda del ricercatore italiano Giulio Regeni, ucciso barbaramente al Cairo –:
quali iniziative, anche diplomatiche, il Governo intenda assumere nei confronti del Governo dell’Egitto affinché sia fatta luce sull’episodio narrato in premessa e siano garantiti, in maniera reciproca, piena libertà e assoluta sicurezza a tutti i difensori dei diritti umani. (3-03213)

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Donne Migranti, dare seguito all’appello di Roma al G7 http://www.pialocatelli.info/donne-migranti-dare-seguito-allappello-di-roma-al-g7/ http://www.pialocatelli.info/donne-migranti-dare-seguito-allappello-di-roma-al-g7/#respond Fri, 04 Aug 2017 11:20:27 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5488 Mozione

Premesso che:

il 4 e 5 maggio 2017 si è svolta a Roma, presso la Camera dei Deputati, la Conferenza internazionale delle e dei parlamentari del G7 e del G20 “The challenges of a world on the move: migration and gender equality, women’s agency and sustainable development”;

alla Conferenza hanno partecipato 89 parlamentari di 57 Paesi, tra cui deputate e senatrici italiane del gruppo di lavoro parlamentare «Salute globale e diritti delle donne». Tra i compiti del gruppo vi è il monitoraggio dell’attuazione degli impegni internazionali assunti dal Governo italiano in materia di salute globale e diritti delle donne. A livello europeo, il gruppo opera in collaborazione con lo European Parliamentary Forum on Population and Development (EPF), a livello nazionale con l’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo – Onlus (AIDOS) con i quali ha promosso e organizzato l’iniziativa;

la Conferenza internazionale di Roma aveva lo scopo di rappresentare ai Paesi del G7, che si sono riuniti a Taormina il 25 e 26 maggio 2017, e ai Paesi del G20, che si sono riuniti ad Amburgo (Germania) il 7 e 8 luglio 2017, le raccomandazioni e le richieste volte a rinnovare l’impegno per la cooperazione internazionale e la salute globale, tenendo conto degli impegni assunti in precedenza dai governi dei Paesi G7 e G20 sulla gender equality e la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, anche alla luce degli Obiettivi di sviluppo sostenibile della nuova Agenda 2030 e delle priorità della Presidenza italiana. Un’attenzione particolare è stata dedicata al fenomeno migratorio in corso e all’importanza di investire sul protagonismo delle donne e delle ragazze per liberarne le potenzialità facendo leva sui loro empowerment e agency;

a conclusione della Conferenza è stato adottato l’Appello di Roma, che contiene pregnanti richieste rivolte ai Governi G7 e G20, consegnato alla Sottosegretaria on. Maria Elena Boschi in rappresentanza della Presidenza italiana del G7;

oltre 250 milioni di persone vivono in Paesi diversi da quelli in cui sono nate, la più grande crisi umanitaria che il mondo abbia visto, con un numero senza precedenti di migranti, di profughi e di sfollati interni. Di queste, 70 milioni sono profughi, la metà dei quali donne e ragazze, soggetti particolarmente vulnerabili quando costretti a spostamenti forzati;

il Governo italiano opera in un quadro di riferimento internazionale in cui sono centrali i diritti delle donne, lo sviluppo sostenibile e le migrazioni: l’Agenda globale 2030 adottata dalle Nazioni Unite nel 2015 che sottolinea il “contributo positivo dei migranti alla crescita inclusiva”, rilevandone il carattere “multidimensionale” e invocando “una migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche mediante l’attuazione di politiche migratorie pianificate e opportunamente gestite” (target 10.7); il Programma d’azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del 1994 e la Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino del 1995 e successive revisioni; la Strategia globale per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti (2016-2030); la Convenzione dell’ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari; la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW); la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo; il Protocollo contro la tratta di persone, specie donne e bambini; la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza” e gli altri documenti pertinenti in materia; l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici adottato nel 2015 in occasione della COP21, quale impulso decisivo e senza precedenti all’azione nell’ambito delle migrazioni e del clima e  che esorta al rispetto e alla promozione dei diritti dei/delle migranti;

la Presidenza tedesca del G20 ha recentemente adottato il Compact with Africa fondamentale iniziativa della G20 Africa Partnership volta ad incrementare gli investimenti considerati la pre-condizione per una crescita forte, bilanciata e sostenibile;

Impegna il Governo, in occasione dei prossimi appuntamenti internazionali a:

promuovere politiche nazionali e internazionali che considerino la migrazione un vettore fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico nei Paesi di origine e di destinazione e un importante mezzo di sviluppo umano dei e delle migranti e delle loro famiglie facendo leva in particolare sull’empowerment dei e delle giovani.

prevedere misure per un accesso adeguato ai servizi per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi di qualità, culturalmente sensibili e adeguati all’età, alle donne e alle ragazze sfollate particolarmente esposte a gravidanze ad alto rischio e non pianificate, ad aborti spontanei, complicazioni perinatali, aborti e parti non sicuri con conseguenze negative per la salute, a volte fino alla morte; mettere a disposizione informazioni per prevenire infezioni sessualmente trasmissibili quali l’HIV/AIDS e attuare misure per contrastare e eliminare la violenza di genere, incluse le pratiche dannose quali i matrimoni precoci e forzati e la mutilazione/escissione dei genitali femminili;

favorire l’impiego produttivo delle persone nei Paesi di origine e in quelli di accoglienza e un flusso migratorio circolare piuttosto che un’emigrazione a senso unico;

promuovere una politica estera impegnata nella risoluzione di conflitti interni ed esterni spesso  all’origine dei processi migratori;

adottare politiche coerenti finalizzate allo sviluppo nei Paesi di origine, e che allo stesso tempo enfatizzino la corresponsabilità dei Paesi dell’ Unione europea e di quelli che accolgono un numero elevato di migranti;  politiche che tengano conto del contributo della migrazione al tessuto politico, economico, sociale e culturale dei Paesi di origine e di destinazione, così come alla comunità globale, costruendo sistemi migliori tesi a monitorare i benefici della migrazione  allo  sviluppo;

promuovere,  proteggere e rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti e tutte i/le migranti, indipendentemente dal loro status migratorio, soprattutto di donne e bambini, integrando una prospettiva di genere e un approccio fondato sui diritti umani nelle politiche, rafforzando le leggi, le istituzioni e i programmi nazionali allo scopo di prevenire e combattere la violenza di genere e sessuale, in particolare rafforzando la cooperazione per combattere la tratta di esseri umani e sostenere le vittime, specie donne e ragazze, proteggendole da ogni tipo di violenza sessuale;

facilitare il riconoscimento dei titoli di studio già conseguiti dalle donne migranti e delle precedenti carriere professionali nei Paesi di origine sia per favorire il proseguimento degli studi sia nella fase di ricerca di occupazione nel Paese di destinazione;

promuovere la formazione e forme organizzative delle donne migranti nei Paesi di destinazione e di origine per rafforzare la loro indipendenza economica, mediante, ad esempio, attività tese a incoraggiare una gestione indipendente e informata delle rimesse e dei risparmi;

promuovere la cooperazione e la collaborazione in tutti i settori della migrazione al fine di elaborare politiche e procedure (quali memorandum di intesa sulle lavoratrici migranti, codici etici di reclutamento, ecc.) anche coinvolgendo e sostenendo le reti delle diaspore o incoraggiando il rientro di conoscenze e competenze nei Paesi di origine;

 

riconoscere le organizzazioni e i movimenti delle donne quali attori chiave per promuovere il rispetto dei diritti delle donne e il raggiungimento della giustizia di genere, includendole nei processi di  governance e promuovendo la piena partecipazione della società civile;

 

avviare un sistema permanente di raccolta di informazioni su rifugiati e rifugiate (dati disaggregati per status migratorio, genere ed età) necessario per la definizione e la valutazione delle politiche, per individuare adeguati livelli e strumenti di finanziamento  pubblico internazionali, incluso l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) e catalizzare la mobilitazione di ulteriori risorse provenienti da altre fonti, sia pubbliche sia private;

 

promuovere l’attuazione della G7 Roadmap for a Gender-Responsive Economic Environment adottata nel vertice di Taormina e della gender task force assicurando il carattere di inclusività di quest’ultima; partecipare alla G20 Initiative #eSkills4Girls e alla Women’s Entrepreneurship Facility, attraverso il coinvolgimento di vari attori istituzionali, di enti e associazioni, nonché di soggetti privati, della realtà italiana, che condividano gli obiettivi indicati;

 

destinare risorse finanziarie sia per la cooperazione internazionale sia per le politiche interne volte ad attuare gli impegni contenuti in questa mozione e approvati dalle e dai parlamentari partecipanti alla Conferenza internazionale di Roma del 4 e 5 maggio 2017.

 

 

Pia Elda Locatelli

Sandra Zampa

Vanna Iori

Stella Bianchi

Laura Garavini

Paola Boldrini

Eleonora Cimbro

Gea Schirò

Michela Marzano

Roberta Agostini

 

 

 

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Conferenza internazionale delle e dei parlamentari del G7 e del G20 http://www.pialocatelli.info/conferenza-internazionale-delle-e-dei-parlamentari-del-g7-e-del-g20/ http://www.pialocatelli.info/conferenza-internazionale-delle-e-dei-parlamentari-del-g7-e-del-g20/#respond Wed, 02 Aug 2017 16:25:48 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5703
Atto Camera

Mozione 1-01681

presentato da

LOCATELLI Pia Elda

testo presentato

Mercoledì 2 agosto 2017

modificato

Mercoledì 13 settembre 2017, seduta n. 849

La Camera,
premesso che:
il 4 e 5 maggio 2017 si è svolta a Roma, presso la Camera dei deputati, la Conferenza internazionale delle e dei parlamentari del G7 e del G20 « The challenges of a world on the move: migration and gender equality, women’s agency and sustainable developmenn»;
alla Conferenza hanno partecipato 89 parlamentari di 57 Paesi, tra cui deputate e senatrici italiane del gruppo di lavoro parlamentare «Salute globale e diritti delle donne». Tra i compiti del gruppo vi è il monitoraggio dell’attuazione degli impegni internazionali assunti dal Governo italiano in materia di salute globale e diritti delle donne. A livello europeo, il gruppo opera in collaborazione con lo European Parliamentary Forum on Population and Development (EPF), a livello nazionale con l’Associazione italiana donne per lo sviluppo – Onlus (AIDOS) con i quali ha promosso e organizzato l’iniziativa;
la Conferenza internazionale di Roma aveva lo scopo di rappresentare ai Paesi del G7, che si sono riuniti a Taormina il 25 e 26 maggio 2017, e ai Paesi del G20, che si sono riuniti ad Amburgo (Germania) il 7 e 8 luglio 2017, le raccomandazioni e le richieste volte a rinnovare l’impegno per la cooperazione internazionale e la salute globale, tenendo conto degli impegni assunti in precedenza dai Governi dei Paesi G7 e G20 sulla gender equality e sulla salute e sui diritti sessuali e riproduttivi, anche alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile della nuova Agenda 2030 e delle priorità della Presidenza italiana. Un’attenzione particolare è stata dedicata al fenomeno migratorio in corso e all’importanza di investire sul protagonismo delle donne e delle ragazze per liberarne le potenzialità facendo leva sui loro empowerment e agency;
a conclusione della Conferenza è stato adottato l’appello di Roma, che contiene pregnanti richieste rivolte ai Governi G7 e G20, consegnato alla Sottosegretaria on. Maria Elena Boschi in rappresentanza della Presidenza italiana del G7;
oltre 250 milioni di persone vivono in Paesi diversi da quelli in cui sono nate, la più grande crisi umanitaria che il mondo abbia visto, con un numero senza precedenti di migranti, di profughi e di sfollati interni. Di queste, 70 milioni sono profughi, la metà dei quali donne e ragazze, soggetti particolarmente vulnerabili quando costretti a spostamenti forzati;
il Governo italiano opera in un quadro di riferimento internazionale in cui sono centrali i diritti delle donne, lo sviluppo sostenibile e le migrazioni; si fa riferimento, in particolare, a: l’Agenda globale 2030 adottata dalle Nazioni Unite nel 2015 che sottolinea «contributo positivo dei migranti alla crescita inclusiva», rilevandone il carattere «multidimensionale» e invocando «una migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche mediante l’attuazione di politiche migratorie pianificate e opportunamente gestite» (target 10.7); il programma d’azione della conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del 1994 e la Dichiarazione e Piattaforma d’azione di Pechino del 1995 e successive revisioni; la Strategia globale per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti (2016-2030); la Convenzione dell’Onu sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei loro familiari; la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW); la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo; il protocollo contro la tratta di persone, specie donne e bambini; la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 1325 su «Donne, Pace e Sicurezza» e gli altri documenti pertinenti in materia; l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici adottato nel 2015 in occasione della COP21, quale impulso decisivo e senza precedenti all’azione nell’ambito delle migrazioni e del clima e che esorta al rispetto e alla promozione dei diritti dei/delle migranti;
la Presidenza tedesca del G20 ha recentemente adottato il Compact with Africa fondamentale iniziativa della G20 Africa Partnership volta ad incrementare gli investimenti considerati la pre-condizione per una crescita forte, bilanciata e sostenibile,

impegna il Governo:

in occasione dei prossimi appuntamenti internazionali:
1) a promuovere politiche nazionali e internazionali che considerino la migrazione un vettore fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico nei Paesi di origine e di destinazione e un importante mezzo di sviluppo umano dei e delle migranti e delle loro famiglie facendo leva in particolare sull’empowerment dei e delle giovani;
2) a promuovere misure per un accesso adeguato ai servizi per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi di qualità, culturalmente sensibili e adeguati all’età, alle donne e alle ragazze sfollate particolarmente esposte a gravidanze ad alto rischio e non pianificate, ad aborti spontanei, complicazioni perinatali, aborti e parti non sicuri con conseguenze negative per la salute, a volte fino alla morte; a mettere a disposizione informazioni per prevenire infezioni sessualmente trasmissibili quali l’HIV/AIDS e ad attuare iniziative per contrastare ed eliminare la violenza di genere, incluse le pratiche dannose quali i matrimoni precoci e forzati e la mutilazione/escissione dei genitali femminili;
3) a favorire l’impiego produttivo delle persone nei Paesi di origine e in quelli di accoglienza e un flusso migratorio circolare piuttosto che un’emigrazione a senso unico;
4) a promuovere una politica estera impegnata nella risoluzione di conflitti interni ed esterni spesso all’origine dei processi migratori;
5) ad adottare politiche coerenti finalizzate allo sviluppo nei Paesi di origine, e che allo stesso tempo enfatizzino la corresponsabilità dei Paesi dell’Unione europea e di quelli che accolgono un numero elevato di migranti, politiche che tengano conto del contributo della migrazione al tessuto politico, economico, sociale e culturale dei Paesi di origine e di destinazione, così come alla comunità globale, costruendo sistemi migliori tesi a monitorare i benefici della migrazione allo sviluppo;
6) a promuovere, proteggere e rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti e tutte i/le migranti, indipendentemente dal loro status migratorio, soprattutto di donne e bambini, integrando una prospettiva di genere e un approccio fondato sui diritti umani nelle politiche, rafforzando le leggi, le istituzioni e i programmi nazionali allo scopo di prevenire e combattere la violenza di genere e sessuale, in particolare rafforzando la cooperazione per combattere la tratta di esseri umani e sostenere le vittime, specie donne e ragazze, proteggendole da ogni tipo di violenza sessuale;
7) a facilitare il riconoscimento dei titoli di studio già conseguiti dalle donne migranti e delle precedenti carriere professionali nei Paesi di origine, sia per favorire il proseguimento degli studi sia per agevolare la fase di ricerca di occupazione nel Paese di destinazione;
8) a promuovere la formazione e le forme organizzative delle donne migranti nei Paesi di destinazione e di origine per rafforzare la loro indipendenza economica, mediante, ad esempio, attività tese a incoraggiare una gestione indipendente e informata delle rimesse e dei risparmi;
9) a promuovere la cooperazione e la collaborazione in tutti i settori della migrazione al fine di elaborare politiche e procedure (quali memorandum di intesa sulle lavoratrici migranti, codici etici di reclutamento e altro), anche coinvolgendo e sostenendo le reti delle diaspore o incoraggiando il rientro di conoscenze e competenze nei Paesi di origine;
10) a riconoscere le organizzazioni e i movimenti delle donne quali attori chiave per promuovere il rispetto dei diritti delle donne e il raggiungimento della giustizia di genere, includendole nei processi di governance e promuovendo la piena partecipazione della società civile;
11) ad avviare un sistema permanente di raccolta di informazioni su rifugiati e rifugiate (dati disaggregati per status migratorio, genere ed età) necessario per la definizione e la valutazione delle politiche, per individuare adeguati livelli e strumenti di finanziamento pubblico internazionali, incluso l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS), e per catalizzare la mobilitazione di ulteriori risorse provenienti da altre fonti, sia pubbliche sia private;
12) a promuovere l’attuazione della G7 Roadmap for a Gender-Responsive Economic Environment adottata nel vertice di Taormina e della gender task force assicurando il carattere di inclusività di quest’ultima; a partecipare alla G20 Initiative #eSkills4Girls e alla Women’s Entrepreneurship Facility, attraverso il coinvolgimento di vari attori istituzionali, di enti e associazioni, nonché di soggetti privati della realtà italiana che condividano gli obiettivi indicati;
13) ad assumere iniziative per destinare risorse finanziarie sia per la cooperazione internazionale sia per le politiche interne volte ad attuare gli impegni contenuti in questa mozione e approvati dalle e dai parlamentari partecipanti alla conferenza internazionale di Roma del 4 e 5 maggio 2017.
(1-01681) «Locatelli, Zampa, Iori, Stella Bianchi, Garavini, Paola Boldrini, Cimbro, Schirò, Roberta Agostini, Marzano, Bechis, Tinagli, Quartapelle Procopio, Giuliani».

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Dichiarazione di voto sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla UE nel 2017 http://www.pialocatelli.info/dichiarazione-di-voto-sulla-relazione-programmatica-sulla-partecipazione-dellitalia-alla-ue-nel-2017/ http://www.pialocatelli.info/dichiarazione-di-voto-sulla-relazione-programmatica-sulla-partecipazione-dellitalia-alla-ue-nel-2017/#respond Wed, 19 Jul 2017 11:14:54 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5402 Dichiarazione di voto sulla relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia alla UE nel 2017

Con questa discussione noi stiamo ponendo in essere una sessione parlamentare di fase ascendente, in un periodo difficile per la UE per diverse ragioni: per un anacronistico tentativo di recupero della dimensione statuale (il cosiddetto sovranismo); per gli appuntamenti elettorali, che troppo spesso condizionano le azioni o anche solo le minacce di azioni (vedi il caso austriaco sui migranti); per le oggettive situazioni critiche che viviamo, che vanno dall’alto tasso di disoccupazione, in particolare quella giovanile, alla minaccia del terrorismo, alla Brexit, alla gestione dei flussi migratori, su cui la UE sconta un ritardo che oso definire colpevole.

Due gli aspetti del ritardo: la necessità di modificare Dublino, perché non possiamo più continuare ad avere regole inadeguate, e l’applicazione tempestiva delle regole esistenti. Mi riferisco alle tardive procedure di infrazione per Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca per mancata relocation.

Voglio, invece, esprimere un plauso al Governo per la proposta italiana, di cui ci è stata scippata la titolarità, di introdurre una nuova condizionalità per le violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea. Il mancato rispetto di entrambi deve comportare la sospensione o il congelamento dei fondi del bilancio europeo e condividiamo appieno questa nostra proposta.

Infine, una raccomandazione al Governo: non isoliamo la Turchia, ascoltiamo la voce delle opposizioni, che chiedono di non essere abbandonate. Dobbiamo essere severi ed esigenti con quel Paese, in tema di stato di diritto o di diritti umani, ma non blocchiamo i negoziati di adesione e riapriamo i capitoli 23 e 24, se non vogliamo che la Turchia si allontani sempre più, accentuando una deriva autoritaria pericolosa.

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Scuola di gomme in Palestina http://www.pialocatelli.info/scuola-di-gomme-in-palestina/ http://www.pialocatelli.info/scuola-di-gomme-in-palestina/#respond Thu, 22 Jun 2017 16:30:24 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=5707
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17047

LOCATELLI Pia Elda
Giovedì 22 giugno 2017, seduta n. 819

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
la scuola di gomme di Khan al Ahmar, realizzata nel 2009 dalla organizzazione non governativa Vento di Terra, con il contributo della Cooperazione italiana, della Conferenza episcopale italiana e di una rete di enti locali lombardi ospita 8 classi, per un totale di circa 200 minori, nei Territori occupati palestinesi;
essa è simbolo del diritto all’istruzione e della difesa dei diritti delle comunità beduine che non hanno accesso all’acqua, alla corrente elettrica e permangono in una situazione di indigenza; inoltre, la difficoltà di movimento, imposta loro, rende estremamente problematico l’accesso ai servizi di base;
la scuola, per caratteristiche costruttive e materiali utilizzati, è un esempio nell’ambito dell’architettura bioclimatica. È una struttura senza fondamenta, realizzata con pneumatici usati, progettata dallo studio Arcò di Milano per rispondere alle complesse normative imposte dal Governo israeliano e alle specifiche esigenze delle comunità locali;
la difesa del diritto allo studio degli alunni beduini di Alhan al Ahmar è stata possibile in passato grazie all’apertura un ombrello diplomatico e mediatico sulla scuola;
la maggior parte degli alunni appartengono alla tribù Jahalin, stanziata nell’area denominata «Corridoio E1» da una quarantina d’anni, e sono profughi registrati presso l’agenzia Unrwa. Il corridoio congiunge Gerusalemme a Gerico ed è parte del territorio palestinese uscito dagli Accordi di Oslo quale «Area C» e come tale, dal 1994, sotto controllo militare e amministrativo israeliano: è il primo edificio pubblico costruito in questa area dal 1967;
la scuola è stata costantemente attaccata dal movimento dei coloni, che la ritiene una «minaccia all’esistenza dello Stato di Israele». A fronte della causa intentata dallo Stato israeliano, dalle colonie limitrofe e dalla società stradale pubblica Maan, la Corte suprema israeliana si è espressa una prima volta nel novembre 2009, invitando le parti a trovare un accordo e ribadendo il valore sociale della struttura;
il 29 agosto 2016 ha deliberato una richiesta di demolizione immediata della scuola e dopo alcuni rinvii, si è espressa a favore dello «spostamento» della struttura. A fronte di un appello delle comunità, era stata fissata una nuova scadenza a fine aprile di quest’anno, ulteriormente posticipata al 25 settembre 2017;
l’intenzione espressa dell’Esecutivo israeliano è «riallocare» in tempi brevi gli alunni nel plesso di Al Jabal, distante una decina di chilometri. La deportazione dei residenti rappresenterebbe per gli interroganti una grave violazione del diritto internazionale (articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra del 1949; articolo 43 della Convenzione dell’Aia). Un segnale particolarmente incisivo è giunto il 4 aprile 2017, da parte dell’Ambasciatore dell’Unione europea Lars Faaborg-Andersen: «Le pratiche quali trasferimenti forzati (…) e l’ostruzionismo verso l’assistenza umanitaria sono contrari agli obblighi di Israele in tema di diritto internazionale. Chiediamo quindi ad Israele, in quanto potenza occupante, di adempiere ai propri obblighi nei confronti della popolazione palestinese (…), fermare completamente queste demolizioni e confische e consentire il pieno accesso agli aiuti umanitari»;
l’area dove sorge la scuola è considerata strategica dal Governo di Tel Aviv, che ivi vorrebbe completare il «Muro di Separazione», dopo di che ciò che rimane dei Territori occupati palestinesi verrebbe così diviso in due tronconi e definitivamente separato da Gerusalemme;
la demolizione della scuola creerebbe un pericoloso precedente, ponendo le basi, a giudizio degli interroganti, per l’avvio dell’annunciato piano di deportazione delle comunità beduine dell’Area C e per l’annessione del Corridoio E1 da parte di Israele –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere per la tutela dei diritti umani fondamentali e del diritto all’istruzione delle comunità beduine e per la difesa della scuola di Gomme, affinché gli scolari di Khan al Ahmar possano avere un futuro. (4-17047)

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Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2016. http://www.pialocatelli.info/comunicazioni-del-presidente-del-consiglio-dei-ministri-in-vista-del-consiglio-europeo-del-20-e-21-ottobre-2016/ http://www.pialocatelli.info/comunicazioni-del-presidente-del-consiglio-dei-ministri-in-vista-del-consiglio-europeo-del-20-e-21-ottobre-2016/#respond Wed, 12 Oct 2016 09:27:42 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=3497 In Aula le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2016.

 

Intervento di Pia Locatelli in discussione generale

Signor Presidente del Consiglio, dei tanti temi sul tavolo del prossimo Consiglio europeo, mi soffermo ancora una volta su quello che secondo noi socialisti è il più critico e sul quale si gioca il futuro dell’Europa.

  Parlo della gestione dei flussi migratori che vede l’Europa divisa tra chi coltiva odi e paure e coloro che cercano di governare il fenomeno con politiche comuni improntate in primis al rispetto dei diritti umani, dello spirito di solidarietà e accoglienza che da sempre ci caratterizza. L’Italia su questo fronte non ha nulla da rimproverarsi, anzi siamo tra i Paesi europei che hanno risposto con maggiore generosità – forse ci batte la Grecia –, generosità alla richiesta di aiuto di chi fugge da guerre, violenze e persecuzioni. Lo abbiamo fatto in primis con Mare Nostrum, che ha salvato migliaia di vite e che è stata esempio e guida per rafforzare la missione Frontex, e continuiamo a farlo adesso. Ora però, dopo aver dato tanto, chiediamo il rispetto degli impegni assunti dall’Europa sul tema. L’accordo raggiunto dal Consiglio europeo un anno fa, sul ricollocamento dei migranti e richiedenti asilo era un passo avanti fondamentale e dico era perché rischia di essere vanificato dalla resistenza dei singoli Paesi e dalla nascita di nuove resistenze e barriere.
L’accordo del settembre 2015 in tema di migrazioni prevedeva la ricollocazione di 40.000 migranti entro un anno e poi di altri 120.000. Delle prime 40.000 ricollocazioni 24 dovevano riguardare il nostro Paese; dopo un anno sono stati ricollocati poco più di ottocento migranti. È chiaro che questa situazione non può andare avanti: c’è un’Europa che continua a chiederci di rispettare impegni di contenimento del deficit, che ci controlla i conti e resiste alle nostre richieste di maggiore flessibilità, del resto previste dal Patto di stabilità e di crescita – ma di questo secondo aspetto sembra non ci sia grande attenzione – e poi c’è la stessa Europa che in materia di immigrazione è quasi totalmente inadempiente. Bene ha fatto, Presidente del Consiglio, a esprimere a Bratislava la sua, la nostra insoddisfazione per le conclusioni su economia e immigrazione e ci auguriamo che le nostre istanze troveranno finalmente risposta al prossimo Consiglio europeo, sennò – come ha detto il Ministro Gentiloni – l’Europa va a sbattere.

Dichiarazione di voto

La componente socialista voterà a favore della risoluzione di maggioranza e sperabilmente di altre che accetteranno le variazioni perché condivide sia le premesse, sia gli impegni sulla politica commerciale UE, i rapporti UE-Federazione russa e i temi delle migrazioni. Detto questo, noi non vogliamo perdere l’occasione per segnalare una preoccupazione puntuale in tema di migrazioni, parlo del Migration Compact, il contributo di idee, il progetto che abbiamo messo a disposizione della UE, che propone aiuti allo sviluppo per sradicare le cause all’origine dell’immigrazione coinvolgendo tutta la UE in un’azione comune verso l’Africa soprattutto, un tentativo di gestire i fenomeni migratori anche contenendoli ma rimanendo coerenti con l’Europa delle origini. La proposta italiana però è uscita notevolmente modificata dal passaggio europeo con il rischio che a imporsi sarà di nuovo quella che da qualcuno è stata definita la logica poliziesca turca. Preme ai Paesi che bloccano i migranti al di là delle ragioni che spingono le persone a migrare, al di là delle ragioni e delle sorti di queste persone che vengono spesso da Paesi dove l’interlocuzione europea è con i dittatori che ben conosciamo. Un allarme lanciato più volte dalle associazioni umanitarie e dalle ONG che non dobbiamo sottovalutare. Qual è il rischio che voglio evidenziare ? È quello di sostenere politiche repressive anziché politiche di investimento, mentre dobbiamo sostenere le politiche di investimento dobbiamo fare attenzione al rischio di politiche repressive. Un esempio per tutti: il Sudan, uno dei Paesi al centro della strategia europea di esternalizzazione – ho finito – nel mese di maggio sono stati arrestati, espulsi e deportati, espulsi dal Sudan e deportati in Eritrea, circa 1.300 eritrei. In Eritrea partire illegalmente, che è un modo per sottrarsi alla leva obbligatoria che è indeterminata nella durata, cioè si sa quando inizia ma non si sa quando finisce, anche dieci anni, è considerato un reato e quelle 1.300 persone deportate dal Sudan in Eritrea probabilmente ora si trovano in carcere. Non era questo il nostro obiettivo, non era questo l’obiettivo del Migration Compact, non è questa l’Europa che vogliamo.

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Mozione per il riconoscimento del genocidio del popolo Yazida http://www.pialocatelli.info/mozione-per-il-riconoscimento-del-genocidio-del-popolo-yazida/ http://www.pialocatelli.info/mozione-per-il-riconoscimento-del-genocidio-del-popolo-yazida/#respond Thu, 26 May 2016 09:59:35 +0000 http://www.pialocatelli.info/?p=2732 Mozione per il riconoscimento del genocidio del popolo Yazida

La Camera dei deputati

premesso che

nel 2014, quando Daesh prese il sopravvento nella regione al confine tra Siria ed Iraq, circa 600.000 yazidi vivevano per lo più concentrati nel distretto di Sinjar, all’interno del governatorato di Ninive, nel nord dell’Iraq. Si tratta di un’etnia antichissima, linguisticamente di ceppo curdo e la cui identità è definita dalla professione di una fede preislamica, non contemplata dal Corano tra le religioni del Libro;

proprio in quanto non appartenente ad una delle grandi religioni monoteiste, la storia di questo popolo pacifico è una storia di violenze e massacri, perpetrati durante l’Impero ottomano e fino alle guerre irachene del 2003, quando una campagna di bombardamenti da parte di militanti sunniti  uccise centinaia di yazidi;

il Rapporto del 2015 dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato la responsabilità di Daesh per il genocidio del popolo yazida davanti alla Corte penale internazionale; e ciò fin dal momento in cui, con l’invasione della piana di Ninive nell’agosto del 2014, la comunità Yazida residente è stata posta di fronte alla scelta se convertirsi o essere sterminata;

in quella fase drammatica il Rapporto documenta come il genocidio ebbe inizio con il massacro di almeno 700 uomini uccisi nel villaggio di Kocho a Sinjar e con la cacciata di 200.000 yazidi dalle loro case. Almeno 40.000 yazidi in fuga rimasero intrappolati sul monte Sinjar con davanti l’unica scelta possibile: la morte per disidradatazione e il consegnarsi ai boia di Daesh;

le Nazioni Unite hanno stimato che nel 2015 5.000 yazidi sono stati massacrati e 7.000 donne e ragazze sono state ridotti in schiavitù. Secondo le informazioni riportate, sarebbero diverse migliaia le vittime delle violenze e oltre 3.500 le donne yazide tuttora prigioniere dell’IS;

le accuse delle Nazioni Unite, oltre al genocidio, includono crimini di guerra verso i civili, bambini inclusi, e crimini contro l’umanità per cui si invoca il Consiglio di Sicurezza di ricorrere alla Corte Penale Internazionale perché persegua i responsabili;

l’intento genocidario si è reso evidente, oltre che con i massacri documentati dalle fosse comuni di sole vittime yazide, dalla politica di stupro sistematico e riduzione in schiavitù delle donne e ragazze yazide, deportate in massa nei luoghi controllati da Daesh e consegnate a veri e propri mercati di schiavi, dove le ragazze yazide sono state vendute sulla piazza pubblica come schiave per 150 dollari;

migliaia di donne sono state in questo modo costrette con la forza a contrarre matrimonio con i guerriglieri dell’Isis, vendute o offerte ai combattenti o simpatizzanti. Molte di queste schiave sessuali sono poco più che bambine, ragazze di età compresa tra i 12 e i 15 anni o anche più giovani, divenute oggetti di attenzione sessuale degli islamisti e di violenze di gruppo; alcune non hanno retto all’umiliazione e hanno preferito suicidarsi;

i bambini yazidi, anche piccolissimi, sono stati rapiti e rivenduti, in un crescendo di violenze sistematiche testimoniato anche in un rapporto di Amnesty International;

tutto ciò è stato testimoniato dalla ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basea Taha, audita di recente dal Comitato permanente per i diritti umani, istituito presso la Commissione esteri, che è stata sottratta alla sua famiglia e violentata ripetutamente dai miliziani di IS; fuggita dopo 3 mesi grazie all’aiuto di una famiglia musulmana ha potuto raccontare anche nella sede delle Nazioni Unite e del Parlamento europeo gli scenari di brutali violenze e richiamare l’intera comunità internazionale su quanto sta accadendo;

il genocidio è definito in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio”, da intendersi come ciascuno degli atti commessi con “l’intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”;

le violenze efferate compiute dall’IS in modo mirato nei confronti della minoranza yazida si configurano come atti riconducibili a tale definizione anche in quanto:

  1. a differenza delle “genti del Libro”, ebrei e cristiani, che hanno potuto evitare la morte convertendosi all’Islam o pagando la tassa islamica, “jizya”, o andando in esilio, gli Yazidi non hanno avuto nessuna possibilità di scelta, diversa dalla conversione, per sfuggire al massacro sistematico;
  2. i bambini maschi yazidi, rapiti e sottratti alle loro famiglie, sono stati avviati a programmi di educazione militare e di riconversione ideologica al fine di sradicare per sempre l’identità yazida dalla regione;
  3. le donne e le bambine yazide hanno subito deportazioni di massa finalizzate alla loro riduzione in schiavitù sessuale, a stupri sistematici, alla perdita di identità fino alla induzione al suicidio;
  4. anche i recenti ritrovamenti di oltre cinquanta fosse comuni in alcune zone dell’Iraq fino a poco tempo fa controllate dall’Isis hanno confermato la sistematica eliminazione di tribù della minoranza yazidi;

impegna il Governo:

a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al formale riconoscimento del genocidio del popolo yazida e ad assicurare i responsabili alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale.

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