giovedì 27 Aprile 2017

Brexit, l’uscita della GB peserà su tutta l’Europa


Intervento nel dibattito generale sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo sulla Brexit

 Il giorno in cui il Consiglio europeo ha ricevuto dalla Prima Ministra britannica la notifica dell’intenzione di uscita del Regno Unito dall’Unione europea noi europeisti lo abbiamo sentito come un lutto. Qualcuno ha parlato di 8 settembre britannico, altri di ponte levatoio sulla Manica; noi lo abbiamo sentito come mutilazione sia dell’Unione come entità sia del progetto europeo. Era evidente che la Brexit avrebbe comportato conseguenze sugli altri Stati membri e, per quanto possa apparire paradossale, aveva ragione Emma Bonino quando diceva che non dovevano essere solo i cittadini britannici a decidere della loro uscita dalla UE, perché è chiaro che l’esito del referendum pesa e peserà su tutti noi.

È stato detto che affronteremo le trattative in modo costruttivo, adoperandoci per trovare un accordo e augurandoci che in futuro il Regno Unito resti un partner stretto. I primi segnali di difficoltà, però, vengono dalla richiesta britannica di doppio negoziato per un nuovo accordo di partnership e, insieme, per l’uscita dalla UE.

Non è possibile fare due negoziati in parallelo, lo ha detto il sottosegretario Sandro Gozi; sono già difficili e complessi anche se li facciamo in successione. E poi alcune regole ineludibili, pur nel rapporto di amicizia e alleanza. Ad esempio, come ha già detto il Presidente del Consiglio, la Gran Bretagna non può pensare di scegliersi del mercato unico solo la parte che preferisce, perché l’accesso al mercato unico europeo implica l’accettazione delle quattro libertà della UE: libera circolazione di beni, di capitali, di servizi e pure delle persone, la parte di cui Theresa May farebbe volentieri a meno. Negoziati difficili e in più elezioni in arrivo, perché saranno le prossime elezioni nei tre principali Paesi UE, Francia, Germania ed Italia, a determinare il futuro della UE. Fortunatamente, i primi segnali che ci sono venuti dall’Olanda e che ci stanno venendo dalle elezioni francesi sono nella direzione positiva.

Dichiarazione di voto sulla risoluzione di maggioranza

Purtroppo noi non abbiamo voluto la Brexit, non l’ha voluta la stragrande maggioranza dei cittadini europei, ma siamo tutti oggi costretti a subirla.

Per la verità riteniamo anche che gli stessi cittadini britannici, che con una risicata maggioranza si sono espressi per il leave, abbiano maturato e stiano maturando una maggiore consapevolezza dei rischi e dei costi che questa scelta comporta per loro e per il resto dell’Unione, ma ormai siamo obbligati ad amministrare quella che si rivelerà come una sconfitta collettiva.

Apprezziamo dunque la linea di prudenza e di fermezza che il Governo italiano, di concerto con gli altri Governi europei, manterrà nel negoziato con Londra.

Sottolineiamo in particolare l’importanza di difendere i diritti degli europei che vivono in Gran Bretagna per quanto attiene la residenza permanente e per scongiurare un abbassamento delle loro prerogative prima della conclusione dei negoziati ricordando che ci sono circa 600 mila italiani che vivono oggi stabilmente nel Regno Unito.

Sosteniamo convintamente inoltre la proposta di destinare i 73 seggi lasciati vacanti al Parlamento europeo a liste transnazionali, per favorire il processo di legittimazione delle istituzioni europee e la competizione tra diversi programmi e differenti partiti politici, non più su base nazionale, ma continentale e transnazionale. Condividiamo pienamente questo passo perché potrebbe essere il primo in direzione di una rifondazione dell’Unione soprattutto se con le elezioni del 2019 del Parlamento europeo si aprisse la strada anche all’elezione diretta del Presidente dell’Unione.

I socialisti voteranno perciò a favore della risoluzione della maggioranza.